Segrate, il sindaco vuole fare test sierologici ai cittadini. Ma dalla Regione è arrivato lo stop
“Nel nostro comune ci sono centinaia di persone che avrebbero diritto di sapere se hanno il Covid-19 ma non riescono a saperlo, perché sostanzialmente il tampone viene fatto solo quando arrivi in ospedale”. Paolo Micheli, sindaco di Segrate (Milano), ritiene che ancora oggi uno dei problemi principali nella gestione lombarda dell’emergenza Coronavirus sia la possibilità di ottenere un riscontro diagnostico per i casi sospetti di Covid-19. Intervistato da TPI, il sindaco lombardo racconta di essersi mosso in prima persona affinché i medici di base del suo comune potessero ottenere almeno la possibilità di utilizzare i test sierologici, ritenendoli uno strumento in più per capire se i pazienti fossero o meno entrati in contatto col virus e avere quindi una possibilità in più per una corretta diagnosi.
“Mi ero attivato per poter effettuare i test sierologici, pensando di metterli a disposizione dei medici di base per aiutarli a fare le diagnosi”, racconta il sindaco a TPI. “Avevo anche trovato sponsor qui a Segrate, che avrebbero finanziato l’iniziativa, ma ho dovuto fermarmi perché mi è stato comunicato che le case diagnostiche a cui ci eravamo rivolti non erano più disponibili”. Una sorta di veto dalla Regione Lombardia? “Nessun veto, non ci eravamo mai rivolti ufficialmente alla Regione di effettuare i test sierologici”, precisa Micheli. “Solo che le due case diagnostiche private con cui ero in relazione e stavo per partire con questo protocollo (pagato con lo sponsor) pochi giorni fa si sono tirate indietro, dicono che la Regione Lombardia le ha bloccate”.
Sono iniziati invece proprio oggi i primi test sierologici voluti dalla Regione per i residenti ad Alzano Lombardo, Nembro e Albino, epicentro del focolaio di Coronavirus, gestiti da Ats Bergamo, ma quelli in provincia di Cremona, Lodi e Brescia. Dal 29 i test andranno avanti in tutta la Lombardia. “Ogni giorno sento qualcuno piangere, è qualcosa che è fuori controllo, sono stufo dello scarica barile su di noi amministratori locali”, è il commento amaro del sindaco di Segrate Micheli. “La Regione Lombardia ha sulla coscienza queste morti, ha agito troppo tardi, non ha mai avuto un piano”.
Dallo staff della Regione Lombardia fanno sapere che la linea adottata è stata quella dell’uniformità, sulla base del test sierologico validato dall’Istituto San Matteo di Pavia per individuare gli anticorpi e stabilire se questi hanno avuto un effetto neutralizzante. Nessun blocco, quindi, dei test di Segrate, ma il consiglio di procedere con una uniformità e avere un protocollo comune. Il rischio altrimenti, sottolineano, è di consegnare “patenti di immunità” non attestate scientificamente.
Il caso di Segrate ricorda quanto già accaduto a Sesto San Giovanni, dove i test sierologici gratuiti sono stati sospesi prima di iniziare. Lì i test sarebbero dovuti partire lo scorso 21 aprile, poi il centro diagnostico ha comunicato la sospensione e il rinvio a data da destinarsi. “Lo studio su popolazione, approvato dal Comitato Etico dell’IRCCS MultiMedica, dedicato all’analisi del contagio da Covid 19 nei Comuni di Milano e di Sesto San Giovanni, è tarato su un campione definito di popolazione, incompatibile con l’alto numero di richieste pervenute in meno di 24 ore”, si legge nel comunicato dell’azienda. “Per questo in accordo con Regione Lombardia, il Gruppo MultiMedica ha convenuto di sospendere temporaneamente il reclutamento, che ripartirà a breve, dopo che il protocollo di studio sarà stato condiviso con altre strutture sanitarie”.
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