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    Il nonsense dei tamponi rapidi: in Lombardia costano fino a 50 euro, nel Lazio al massimo 22

    Credit: EPA/BOUGIOTIS VANGELIS

    Diverse Regioni hanno previsto dei costi fissi per i tamponi antigenici disponibili nelle farmacie, ma non la Lombardia, dove il prezzo arriva anche fino a 50 euro

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 19 Apr. 2021 alle 15:53 Aggiornato il 19 Apr. 2021 alle 16:52

    Vivere in una Regione o in un’altra, in epoca Covid, può costituire un vantaggio o uno svantaggio. Accade per la campagna di vaccinazione, in cui alcune realtà territoriali sono meglio organizzate e più veloci di altre, ma succede anche con un’altra delle armi che abbiamo per contrastare i contagi da Coronavirus: i test antigenici rapidi, strumenti che possono rivelarsi preziosi per prevenire il dilagare dell’infezione, perché veloci, economici e ormai facilmente accessibili in diverse Regioni d’Italia, tramite le farmacie. Non tutte le Regioni, tuttavia, garantiscono la stessa possibilità di accesso ai test rapidi – i quali, lo ricordiamo, non hanno funzione diagnostica come il tampone molecolare, ma solamente di screening.

    Nel Lazio, ad esempio, la Regione ha fissato un prezzo fisso, pari a 22 euro, per il tampone rapido, cui tutte le farmacie devono attenersi. La cifra è stata fissata già a novembre 2020, grazie a un accordo con le associazioni di categoria. A fissare un prezzo massimo per i test antigenici rapidi in farmacia sono state ad esempio anche l’Emilia Romagna (15 euro), la Puglia (20 euro), la Campania (22 euro), l’Umbria (22 euro), la Toscana (22 euro) e il Veneto (26 euro).

    Al contrario, altre Regioni, pur prevedendo la possibilità di effettuare i test in farmacia, non hanno fissato un costo massimo. È il caso della Lombardia, dove i test antigenici sono arrivati nelle farmacie solo a marzo, e dove ogni struttura è libera di fissare il prezzo che vuole, col conseguente rischio di rincari per gli utenti.

    Test rapidi in farmacia: il caso della Lombardia

    Il protocollo della Lombardia per i test rapidi Covid nelle farmacie è stato approvato lo scorso 1 febbraio 2021. Prevede l’obbligo per l’utente di fissare un appuntamento, e la necessità di essere asintomatici. L’esito del test arriva nell’arco di 15 minuti e, se positivo, viene immediatamente trasmesso all’Asl di riferimento.

    Per quanto riguarda il prezzo, però, la giunta guidata da Attilio Fontana non ha previsto alcun tetto massimo. L’unica tariffa prevista dal protocollo è il rimborso di 12 euro (iva esclusa) riconosciuto alle farmacie per ogni test rapido effettuato. Si tratta di “un compenso comprensivo dei costi per l’approvvigionamento dei materiali di consumo, dei dispositivi di protezione individuale e della remunerazione del servizio”.

    La diretta conseguenza della mancata previsione di un prezzo massimo, per la popolazione lombarda, sono le notevoli differenze di costo fa una farmacia all’altra. La cifra varia quindi a seconda del quartiere o della città di riferimento, arrivando anche a raggiungere i 50 euro, come documentato di recente da Il Fatto Quotidiano.

    Resta da chiedersi se il governo – che sul tema dei vaccini ha condannato le disparità tra Regioni – possa tollerare che rimangano differenze di questo tipo sul costo dei tamponi rapidi nelle farmacie, o se invece non sia più opportuno fissare un prezzo massimo a livello nazionale, come deciso dal governo Conte sulle mascherine a 50 centesimi. Nel frattempo, a continuare a farne le spese, saranno i cittadini lombardi, che hanno già pagato un prezzo molto alto a causa della pandemia.

    Un’iniziativa positiva da segnalare, in questo contesto, è la possibilità di eseguire, a partire dal 16 aprile, test rapidi gratuiti nelle tensostrutture allestite dalla Croce Rossa presso la stazione di Milano Centrale. Lo stesso succede a Roma, a stazione Termini, grazie alla collaborazione col Gruppo Ferrovie dello Stato e al contributo della Commissione europea. Un piccolo passo, che però non può rappresentare la soluzione adeguata per oltre 10 milioni di lombardi.

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