“Sarà l’ultimo Natale con l’incubo del Covid e di questo dobbiamo ringraziare la scienza”: non ha dubbi Massimo Clementi, virologo e ordinario di Microbiologia e Virologia all’università San Raffaele di Milano che, in un’intervista a TPI, spiega perché si inizia a vedere una via d’uscita dalla pandemia iniziata ormai un anno fa in Cina. L’esperto parla dei vaccini in arrivo, definendoli “entusiasmanti” e non risparmia una critica ad alcuni colleghi, definiti catastrofisti: “Per loro ci sarà la terza e la quarta ondata nonché il giudizio universale”.
Dopo una crescita esponenziale, gli ultimi dati ci dicono che i contagi sono in frenata. Quale fase dell’epidemia stiamo vivendo?
La curva epidemica sta regredendo sia negli indici di ospedalizzazione, che forse sono i più importanti, cioè quello del numero degli ospedalizzati totali, e inizia a regredire nell’ospedalizzazione delle terapie intensive. Anche in termini di numero di positivi sui tamponi effettuati c’è una diminuzione importante. C’è quindi un primo, ma ancora insufficiente, miglioramento dal punto di vista epidemico. Dobbiamo perciò continuare su questa strada.
Il governo si appresta a varare il nuovo Dpcm che contiene norme piuttosto rigorose sulle prossime festività. Secondo lei è la strada giusta?
Sono certamente norme dolorose, specialmente per alcune categorie di persone. Gli amanti del rigore assoluto a volte scordano che in realtà questa situazione viene pagata duramente da alcuni, come ad esempio i ristoratori. Aldilà di questo è il momento di non sciogliere completamente le briglie perché siamo sì alla vigilia di una soluzione (il vaccino n.d.r.) ma dobbiamo arrivare alla soluzione con il minor numero di danni.
Per quanto riguarda le misure, io condivido la filosofia di questo atteggiamento per così dire più “chirurgico” rispetto al lockdown totale alla cinese che abbiamo fatto nella prima ondata e che non teneva conto del diverso andamento territoriale della pandemia. Credo che la filosofia generale sia migliore e mi sembra che i risultati si stiano vedendo.
L’arrivo di una terza ondata di Covid è inevitabile?
Checché ne dicano alcuni catastrofisti, che io ormai non ascolto neanche più perché tanto quando sai chi sono sai anche che cosa dicono, ovvero che parleranno di terza e quarta ondata o giudizio universale magari perché ci sperano, io mi auguro si possa evitare. Stiamo soffrendo in questo momento con queste misure per cercare di evitarla.
A gennaio auspicabilmente inizieremo questa vaccinazione e mi auguro anche che in Italia arrivino presto gli anticorpi monoclonali che negli Usa stanno già utilizzando da tre settimane. Per la vaccinazione di massa ci vorranno diversi mesi e quindi sarà importante mantenere una situazione accettabile dal punto di vista epidemica. Mi auguro non ci sia quindi una terza ondata, poi non sono di certo un indovino, ma per fortuna non lo sono nemmeno i catastrofisti.
Il dott. Ippolito, direttore dell’Istituto Spallanzani, ha dichiarato che chi ha avuto il Covid non deve vaccinarsi. Lei è d’accordo?
In realtà noi non sappiamo che succede in caso di una seconda reinfezione, abbiamo visto diverse persone con infezione da Coronavirus perdere rapidamente gli anticorpi. Ci sono una trentina di casi nel mondo di seconda reinfezione. Tutto questo fa pensare che ci possano essere delle persone che hanno avuto l’infezione naturale e non hanno un’immunità adeguata. Vaccinare una persona che ha già avuto la malattia non crea comunque pericoli, può essere un richiamo.
Vengono vaccinati per morbillo persone che hanno già avuto la malattia e non gli succede assolutamente niente, aumentano semplicemente gli anticorpi. Mi piacerebbe sapere su quale base fisiopatologica si basano le dichiarazioni di Ippollito, che è una persona che stimo e che sicuramente non parla a vanvera. Io, comunque, non vedo motivi per cui non vaccinare tutti.
Nel corso di questi mesi il virus è mutato già diverse volte anche se non in maniera significativa. Se ci saranno altre mutazioni il vaccino potrebbe rivelarsi inefficace?
Non più di tanto. Il vaccino punta una struttura del virus. Noi quando diciamo che il virus muta consideriamo il genoma del virus che è abbastanza grande. Quando consideriamo il vaccino, soprattutto questi due vaccini Rna (quelli di Pfizer e Moderna n.d.r), consideriamo una parte molto piccola che è quella della proteina S, cioè alla proteina Spike. Questa proteina ha una funzione, cioè deve legare il recettore. Qualora mutasse diventerebbe meno efficiente nella sua funzione e ci sarebbe un processo di selezione negativa. Quindi proprio la struttura della proteina S impedisce questa selezione.
Nella giornata di mercoledì 2 dicembre, il ministro Speranza ha presentato al Parlamento il piano vaccini. Saremo veramente in grado di organizzare una vaccinazione di massa alla luce anche dei problemi avuti con i vaccini antinfluenzali?
Questa è una bella scommessa. Gli italiani sono bravi in tante cose, ma non sono dei buoni organizzatori. Speriamo ovviamente di sì perché questa è una soluzione, che pagheremo anche cara perché i vaccini non costano tantissimo però vaccinare gran parte della popolazione è anche un bell’impegno economico. Ci sarà poi il problema delle temperature con questa tipologia di vaccini, che sono brillantissimi dal punto di vista tecnico e che per me sono stati entusiasmanti, ma che richiedono una conservazione a temperature bassissime. Tuttavia siamo nel 2020, non potrà certo essere un frigorifero a fermarci.
Come detto il prossimo sarà un Natale molto particolare. Possiamo dire che sarà l’ultimo con la minaccia del Covid?
Deve esserlo. Se arriviamo sulla Luna, arriviamo a grattare la superficie di Marte e facciamo tante altre cose, questo deve essere per forza di cose l’ultimo Natale con questo mostro che ci ha sconvolto la vita. Mi lasci sottolineare una cosa. Se ne usciremo, e ne usciremo sicuramente, lo faremo grazie a un’attività di ricerca scientifica. Dobbiamo essere consapevoli che quello che ci porterà fuori da questa situazione è un’attività di ricerca scientifica.
Noi abbiamo utilizzato una piattaforma tecnologica, quella dell’Rna relativa ai due vaccini in arrivo, che principalmente era stata sviluppata per alcune forme di cancro e per immunizzare le persone che avevano una malattia iniziale, soprattutto per le forme di cancro diffuso. Il fatto che poi sia arrivata improvvisamente un’epidemia che ha consentito di utilizzare questa tecnologia per creare i vaccini in poco tempo significa che, se funziona, questo sarà un asset che poi ci ritroveremo nella vostra vita futura per chissà quali altri battaglie. La stessa cosa è accaduta per l’Hiv. Noi grazie ai farmaci sviluppati per vincere l’Hiv abbiamo poi applicato la stessa tecnologia ad altre situazioni come ad esempio l’epatite C, che è stata sconfitta solo con i farmaci sul modello di quello che era stato fatto con l’Hiv.
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