Tamponi Covid falsi in Campania, l’inchiesta di TPI: la testimonianza. Il video
TAMPONI COVID FALSI: ESCLUSIVA TPI – Una truffa ha messo a rischio la salute di migliaia di cittadini inconsapevolmente positivi al Covid-19. È successo in Campania e noi di TPI siamo entrati in possesso delle intercettazioni. “Io gli facevo il tampone e lo mettevo su una striscetta già usata e non gli dicevo niente – diceva uno dei protagonisti della vicenda -. Non attendevo nemmeno i 20 minuti e dicevo: è negativo guagliò, tutto a posto! Capito? Tanto io già so che quella striscetta è negativa quindi non tengo il rischio. (…) Che me ne fotte… Nella sua testa lui è negativo. Se pure fosse stato positivo già avrebbe fatto i guai… Che me ne fotte a me”. Vittime della truffa, su cui indagano i Carabinieri, i cittadini a cui venivano forniti risultati falsi di tamponi per il Coronavirus, con il rischio concreto che, circolando liberamente, potessero infettare a loro volta tutte le persone con cui entravano in contatto. Tra questi la signora Maria (nome di fantasia) di cui raccontiamo la storia grazie all’aiuto della nipote.
Era il 31 agosto e la signora Maria ha 38 di febbre, la tosse e si sente debole. Era stata a Cosenza con la nipote dove erano stati a contatto con un parente risultato positivo al Covid. La nipote della signora Maria si rivolge al medico del 118 a capo della banda che ha saputo effettuare i tamponi (Covid, ndr) orofaringei. Anche se la Regione Campania non aveva ancora dato mandato ai privati di effettuare questo tipo di test, l’organizzazione, evidentemente lasciando credere che fosse una procedura corretta, già si adoperava per soddisfare le numerose richieste in un sistema sanitario congestionato per l’aumento esponenziale dei contagi dopo il periodo estivo. E così alla signora Maria viene fatto il tampone Covid. Esame che viene eseguito a buona parte della sua famiglia. L’esito per Maria è negativo anzi, il medico che aveva effettuato l’esame, rassicura la nipote: “Tua zia era perfetta. Non ha nulla, non tiene niente, ha solo una bronchite asmatica… è un’altra cosa”. Ma la febbre non scende e la signora Maria finisce in ospedale a Pozzuoli dove le diagnosticano la positività al Covid e ne dispongono il trasferimento in un altro ospedale.
“Anche io ho contratto il Covid ma mia zia è stata ricoverata per più di un mese”, ci ha raccontato la nipote. Quando ha fatto il tampone Covid privato già aveva i sintomi. Di che tampone si tratta? “Di quello normale naso-gola. Risultò negativo, ma mia zia stava male e così la portammo all’ospedale di Pozzuoli. Lì le rifecero il tampone e risultò positivo, la tennero un giorno in uno stanzino e poi la trasferirono all’ospedale Loreto Mare perché al Cotugno non c’era posto”. Quanti anni ha sua zia? “Ha 82 anni”. Quando avete fatto il primo tampone privato? “Lo abbiamo fatto a fine agosto, il 29 o il 30”. Vi siete rivolti a quel laboratorio privato perché lo conoscevate? “Perché era regolare e autorizzato”. Dunque il medico che aveva eseguito il tampone Covid aveva fatto credere che fosse tutto regolare e soprattutto ha eseguito un esame da privato quando la Regione Campania ancora non lo aveva consentito. E non è l’unico esempio contenuto nell’informativa che i carabinieri del NAS hanno trasmesso alla procura di Napoli…
- Le intercettazioni
- Chi sono i membri dell’organizzazione
- La testimonianza
- La storia di una delle persone truffate
- L’intervista a De Magistris
- Il documento che smaschera la banda