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    Salva la madre da uno stupro ma viene attaccato brutalmente alla testa dall’aggressore: morto un 15enne

    Il ragazzino, dopo l'episodio, è rimasto in coma per nove mesi

    Di Rossella Melchionna
    Pubblicato il 10 Dic. 2018 alle 08:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:49

    È morto dopo aver provato a salvare sua madre da uno stupro. Dimitri (nome di fantasia), minorenne di origini russe, ha perso la vita per evitare il peggio a sua madre. Il ragazzo, infatti, è stato aggredito dall’assalitore nel 2017 e mesi dopo non ce l’ha fatta a riprendersi. La notizia è stata riportata da Sky News.

    La vicenda

    Il giovane, che aveva poco più di 15 anni, era rientrato a casa dopo scuola. E proprio lì, in un appartamento nel nordovest della Russia, si è trovato di fronte a una scena spaventosa: la madre a terra urlante e sanguinante e, sopra di lei, il vicino, Roman Pronin di 37 anni. L’uomo – sulle cui spalle pendeva già una condanna per omicidio – ha attaccatto la donna di 43 anni, Natalia, con un coltello per ben 27 volte e ha provato a violentarla.

    Il ragazzo, allora, ha afferrato un manubrio di circa tre chilogrammi e ha colpito l’assalitore. Che però è riuscito a divincolarsi, ha tolto dalle mani del giovane l’oggetto e l’ha scagliato ripetutamente sulla sua testa.

    A dare l’allarme sono stati i vicini di casa che hanno sentito rumori insoliti e hanno chiamato la polizia. Pronin, invece, è fuggito: era convinto che i due fossero morti. Natalia e il figlio, in realtà, erano svenuti. Ricoverati in ospedale, il ragazzino è restato in coma per nove mesi. La madre, invece, è uscita dalla clinica due mesi dopo l’episodio.

    La vittima

    Il minorenne, oltre ad aver subito gravi danni cerebrali, ha presentato forti danni nella zona frontale del cranio, al punto tale che i medici hanno dovuto rimuovere una parte del suo cervello.

    È partita, così, una campagna di raccolta fondi lanciata dal presentatore televisivo, Andrey Malakhov, per le piastre in titanio di cui il ragazzino aveva bisogno per guarire. Nei primi mesi, il giovane presentava segni di miglioramento: riusciva a mangiare e a riconoscere i medici. Nel luglio 2018 era stato trasferito in un centro di riabilitazione a Mosca.

    A ottobre, però, ha preso l’influenza e le condizioni sono inevitabilmente peggiorate. Il giovane, quindi, dopo 19 mesi dall’episodio è morto.

    Pronin, invece, è stato condannato a 14 anni per due tentati omicidi. Ma dopo la morte del ragazzino, dovrà affrontare un terzo processo.

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