Ha annunciato il suicidio su Facebook e pochi minuti dopo si è lanciato nel vuoto della finestra del suo ufficio a Roma. Questa è la triste storia di Luigi T., che, dopo aver riversato la sua rabbia verso la ex moglie e una storia d’amore andata in fumo, ha deciso di dichiarare pubblicamente e via social il suo suicidio, con la preghiera per la ex di non andare al suo funerale. Si chiude proprio così l’ultima lettera di Luigi, con un “vaff…” e un pensiero dolce rivolto alle sue bambine.
Un messaggio che è stato postato lunedì 15 luglio alle ore 12.30. Alle 13.17 un collega già riferisce, in un commento al post, di un salto nel vuoto dall’edificio dell’azienda per la quale l’uomo lavorava (la società informatica Aubiy) e poi del trasporto all’ospedale San Camillo di Roma, dove il collega sarebbe spirato poco dopo.
Il post del profilo di Luigi era pubblico fino a martedì pomeriggio, quando poi i famigliari hanno deciso di renderlo privato e non leggibile a tutti.
Nel mezzo, il tentativo di chi lo conosceva di telefonargli per provare a fermarlo, ma già trovava la distanza abissale tra un telefono che squilla e il silenzio di chi non risponde.
Scorrendo i commenti sotto al post, a dire il vero, sono pochi i tentativi di questo tipo, perché in realtà Luigi parlava di un amore andato in frantumi raccontato con parole di lucida rabbia. Indicando il nome dell’uomo che avrebbe distrutto la sua relazione e la sua vita fino a quel momento.
Poche ore dopo, il fratello Marco T., noto street artist ambientalista, saluta per l’ultima volta Luigi: “Mio fratello non c’è più… La cosa che amavo più al mondo. Addio fratello mio”, scrive su Facebook. Contattato da TPI, Marco non ha la forza di commentare il triste evento, ma conferma la morte del fratello.
Ma cosa si può fare quando ci si trova di fronte a messaggi del genere? Non esistono purtroppo protocolli specifici per le segnalazioni a Facebook e alla Polizia postale.
Luigi parlava con le parole di chi sta vivendo un forte stress e di chi non avrebbe tentato il tutto per tutto per aggiustare quello che si era rotto. Un lungo post che andava letto fino all’ultima riga per capirne il tragico epilogo.