“Sei ore in mezzo alle spine per non farmi trovare”: il racconto shock della vittima dello stupro di Priverno
“Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio. E ho sbagliato. Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?” È il racconto fatto dalla donna violentata la notte del primo novembre a Priverno, in provincia di Latina. In un post pubblicato su Facebook, la giovane madre ha ripercorso l’aggressione subita da un suo conoscente, un 22enne poi arrestato dai carabinieri. L’uomo, incensurato, ha respinto le accuse, raccontando che i due si frequentavano da 20 giorni.
“I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa…ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare”, ha scritto la donna. “Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita”, ha proseguito.
“E per sei interminabili ore bloccata li non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devi vergognare! Ma quell’essere, che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma. E questa frase la dedico a lui: non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore”.