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    “Il Coronavirus clinicamente non esiste più”: ecco lo studio del San Raffaele citato da Zangrillo

    Alberto Zangrillo (Credits: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 1 Giu. 2020 alle 10:44

    Lo studio del San Raffaele citato da Zangrillo: “Coronavirus non esiste più”

    Da ieri in Italia tengono banco le controverse dichiarazioni del professor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione all’ospedale San Raffaele di Milano e direttore della terapia intensiva, che ha dichiarato su Rai 3 che il “Coronavirusclinicamente, non esiste più”, citando tra le altre fonti uno studio proprio del San Raffaele. Parole, le sue, che hanno diviso l’opinione pubblica e la stessa comunità scientifica, con il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Comitato tecnico-scientifico, Franco Locatelli, che si è detto “sorpreso e sconcertato”.

    Ma di cosa parla questo studio? L’analisi in questione è ancora in via di pubblicazione su una rivista scientifica ed è stata curata dal professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute. Lo studio afferma che, tra marzo e maggio 2020, la quantità di virus presente nei pazienti positivi al Covid-19 si è ridotta moltissimo rispetto al periodo precedente. La stessa cosa affermata da Zangrillo (qui l’intervista esclusiva di Luca Telese, per TPI), che ieri aveva detto: “Tutti i tamponi eseguiti negli ultimi giorni hanno una carica virale dal punto di vista quantitativo assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese/due mesi fa. Lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta”.

    “Abbiamo analizzato 200 nostri pazienti – ha dichiarato Clementi al Corriere della Sera – paragonando il carico virale presente nei campioni prelevati con il tampone. Ebbene i risultati sono straordinari: la capacità replicativa del virus a maggio è enormemente indebolita rispetto a quella che abbiamo avuto a marzo. E questo riguarda pazienti di tutte le età, inclusi gli over 65. Ora assistiamo a una malattia diversa: non solo non abbiamo più nuovi ricoveri per Covid in terapia intensiva, ma nemmeno in semi-intensiva. Nelle ultime settimane sono arrivati pochi pazienti e tutti con sintomi lievi”.

    Lo studio del San Raffaele su cui si sono basate le dichiarazioni di Zangrillo, tuttavia, non ha ancora risposte sulla causa dell’indebolimento del Coronavirus: “Possiamo affermare che Sars-CoV-2 – ha spiegato ancora Clementi – oggi replica meno, ma non abbiamo certezza sulle origini del fenomeno. Un’ipotesi è che si tratti di un co-adattamento all’ospite, come avviene normalmente quando un virus arriva all’uomo. L’interesse del microrganismo è sopravvivere all’interno del corpo e diffondersi ad altri soggetti: obiettivi irraggiungibili se il malato muore a causa dell’infezione”.

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