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    “Mi sono infettata con l’Hiv nel laboratorio dell’università”: la denuncia di una studentessa italiana

    Ci sono voluti anni prima che la storia di Federica venisse fuori. La ragazza stava conducendo delle ricerche per tesi ed è rimasta infettata dal virus. Quello che ha in corpo è infatti identico a quelli costruiti in laboratorio

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 17 Dic. 2019 alle 15:06

    Studentessa denuncia: “Infettata con l’Hiv nel laboratorio dell’università”

    Una studentessa italiana, giovane laureata, contrae il virus dell’Hiv in un laboratorio di un’università europea in cui stava svolgendo le ricerche per la tesi di laurea.

    Una scoperta che le rovina per sempre la vita e la carriera. La notizia è riportata da il Corriere che racconta l’assurda vicenda di questa ragazza lasciando il caso nell’anonimato.

    Ciò che viene riportato è l’iter incredibile con il quale la ragazza scopre la malattia e le vicende giudiziarie ancora in corso.

    Il fatto risale a 7 anni fa, quando “Federica” (il nome di fantasia utilizzato dal Corriere), esegue delle normali analisi del sangue di routine prima di donare il sangue. È Natale e Federica approfitta dei giorni di festa per effettuare i vari test. “Il giorno di Santo Stefano mi chiama il medico dell’ambulatorio. Mi dice: sei sieropositiva. Il mondo mi crolla addosso”, riporta il Corriere.

    La ragazza, che procede in un’analisi scrupolosa dei fattori di rischio, si rende presto conto di aver contratto il virus negli studi dell’Università dove conduceva le ricerche: “Ripenso subito agli esperimenti che avevo fatto sette mesi prima mentre ero all’estero: mi erano stati fatti manipolare pezzi del virus. Ma erano virus che non potevano replicarsi, detti difettivi. In teoria un’operazione senza rischi”, si legge.

    Ci sono voluti anni prima che la storia di Federica venisse fuori: “Lo faccio per tutti i giovani come me, che consegnano le loro vite nelle mani di chi dovrebbe tutelarle. Perché nessun altro sia costretto ad affrontare il mio calvario”.

    Ora la ragazza ha deciso di intraprendere una battaglia legale contro le due università con le quali collaborava: quella italiana e quella straniera, pretendendo un risarcimento milionario.

    Federica ancora non sa bene cosa sia successo in quei laboratori, ma non ci sono dubbi sul fatto che abbia contratto lì il virus.

    “Il virus che ha in corpo Federica, dicono i ricercatori, non è quello circolante tra gli uomini, ma è proprio identico a quelli costruiti in laboratorio. Lo hanno scoperto grazie alla sequenza genetica. È un riscontro inoppugnabile. Già, ma resta la domanda, forse la più inquietante: come è stato possibile? Nel febbraio 2016 a Boston gli stessi ricercatori che hanno trovato la corrispondenza tra i virus, presentano il caso di Federica ad uno dei più importanti congressi scientifici del settore”, si legge.

    I ricercatori dicono che il virus è “disturbante” e che “potrebbe essere il primo caso di contagio con un virus generato in laboratorio”.

    Nel mondo scientifico la notizia ha un impatto deflagrante. Nello studio completo, pubblicato nel 2017, di fronte al fatto che non si sarebbe verificato alcun incidente (come rottura di guanti, punture), si considera addirittura la choccante ipotesi di una trasmissione dell’hiv “via aerosol”.

    A causa del virus contratto la sua relazione sentimentale termina dopo 6 anni e Federica cade in uno stato di depressione.

    Oggi Federica è seguita dall’avvocato Serpetti, e si è affidata ad uno dei centri più avanzati di ricerca in Italia per l’Aids, che, a sua volta chiama in causa il Laboratorio di Virologia dell’Università di Tor Vergata, a Roma. Di fronte al silenzio degli Atenei, partono le prime diffide per l’apertura assicurativa dell’incidente.

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