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    Strage di Paderno, il nonno del 17enne che ha sterminato la famiglia: “Non lo abbandoneremo mai”

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 5 Set. 2024 alle 15:50

    “Nonostante il dolore, non lo abbandoneremo mai, gli staremo sempre vicino”. Sono le parole del nonno materno di Riccardo, il ragazzo di 17 anni che nella notte tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre ha ucciso a coltellate i genitori e il fratello 12enne nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, in provincia di Milano.

    Ieri, mercoledì 4 settembre, il nonno del giovane ha incontrato l’avvocato che assiste il nipote, Amedeo Rizza. Nonostante “non si riesca a spiegare quello che è accaduto, vogliamo esserci oggi come in futuro”, ha fatto sapere l’uomo, che nella strage ha perso la figlia, il genero e un nipote.

    Riccardo si trova ora recluso nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano: l’accusa a suo carico è di omicidio pluriaggravato.

    Lunedì il ragazzo avrebbe dovuto sostenere la prova per superare il debito scolastico e iniziare la quinta liceo. “Riccardo mi ha detto che vorrebbe fare l’esame di riparazione a breve”, spiega al Corriere della Sera Don Claudio Burgio, cappellano del penitenziario.

    Secondo quanto emerso, il 17enne ha sterminato i suoi famigliari con 68 coltellate. Una strage a cui nemmeno lui finora ha saputo dare una spiegazione. “Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale. Ero convinto che uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero. Distaccandomi dalla mia famiglia avrei potuto vivere in solitario”, ha confidato il giovane agli inquirenti e al personale del Beccaria.

    Il delitto è avvenuto poche ore dopo la festa di compleanno del padre. È stato lo stesso adolescente ad allertare i soccorsi. Inizialmente ha dichiarato agli inquirenti di aver ucciso solamente il padre dopo che questi aveva assassinato la mamma e il fratello. Nel successivo interrogatorio è crollato ammettendo le proprie responsabilità.

    “Le tante coltellate dimostrano che non era lucido, ma fuori di sé”, sostiene l’avvocato Amedeo Rizza. Il ragazzo, riferisce il legale, “piange spesso durante i colloqui. Sta maturando consapevolezza. Era in uno stato di completa incoscienza, soltanto un medico potrà capire meglio il suo disagio”.

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