Sparatoria Trieste, killer sapeva usare pistole
Il killer entrato in azione venerdì scorso a Trieste uccidendo due poliziotti a colpi di pistola non è malato di mente e sapeva usare le armi. È quanto ha messo nero su bianco il gip Massimo Tomassini nell’ordinanza di custodia cautelare che ha convalidato l’arresto del 29enne di origini dominicane Alejandro Augusto Stephan Meran, accusato di pluriomicidio e di altri otto tentati omicidi di agenti presenti in Questura.
Il giudice parla di “mattanza” di un individuo “pericoloso” che “aveva familiarità con le armi”. Inoltre, durante le perquisizioni nella casa dove Augusto abita con la madre sono stati rinvenuti psicofarmaci ma durante le indagini non è emerso alcun “documento medico” che attesti una possibile malattia psichica.
Per questo è stato deciso di mandare il ragazzo in carcere. Ora il 29enne, rimasto ferito nello scontro con la polizia, si trova in un letto d’ospedale a Cattinara. È stato colpito all’inguine dalla pallottola di un poliziotto che aveva sparato per neutralizzarlo. Le sue condizioni non sono gravi. Appena sarà dimesso finirà in carcere, dove resterà per almeno un anno, il termine minimo previsto per i reati contestati.
Per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, Alejandro Augusto dopo aver sfilato la pistola a un poliziotto che lo stava accompagnando in bagno, Pierluigi Rotta, gli ha scaricato addosso quattro colpi. Dopo, altri cinque a Matteo Demenego. Il fratello del 29enne, Carlysle, intanto, terrorizzato, si era barricato dentro gli uffici.
“Sentivo gli spari – ha raccontato – poi sentivo mio fratello che chiamava il mio nome e gridava ‘mi volevano uccidere’ e sentivo che correva avanti e indietro”.
Carlysle si nascondeva nei sotterranei mentre Alejandro Augusto sparava e raggiungeva l’atrio della Questura. Dopo aver colpito Rotta e Demenego il killer ha colpito ad altezza d’uomo verso altri agenti, ferendone uno alla mano. È stato poi bloccato all’esterno.