Insulti e minacce contro il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. “Sei un comunista, un criminale, un socio di mafie. Portali a casa tua comunista di m….”. Questa la scritta su una cartolina invata al Comune e rivolta al primo cittadino dell’isola siciliana.
Nel mirino la solidarietà espressa da Martello ai migranti, soprattutto nel caso della Mare Jonio: “Lampedusa è un porto aperto”, la sua risposta alle chiusure volute dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Da quel giorno Martello è stato bersaglio di numerosi insulti. Fino ad arrivare alle minacce.
“Esprimiamo solidarietà e vicinanza al sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello per le decine di messaggi con invettive e minacce ricevute in questi ultimi giorni”, dicono Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di Anci Sicilia.
Quello arrivato all’indirizzo del sindaco è “un atto che condanniamo fermamente in quanto riteniamo non esista alcuna giustificazione alle minacce e alla violenza, che consideriamo assolutamente incompatibili con il civile confronto democratico, anche quando si è in forte dissenso”.
Il sindaco di Lampedusa, però, non si scompone. “Insulti e minacce ne ho ricevute e ne sto ricevendo tante e non ci faccio più caso. Me ne arrivano privatamente o su Facebook. Scritte e parole pesanti, soprattutto negli ultimi tempi. È assurdo, ma non smetterò di ragionare e di fare ciò in cui credo” risponde Totò Martello, dopo l’ultimo pesante messaggio ricevuto.
“Per il semplice fatto che una la pensa diversamente dal ministro Salvini, sei attaccato… devi morire…”, conclude. “È difficile discutere… ragionare… Il clima, purtroppo, è questo oggi in Italia ed è un problema serio per la democrazia”.
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