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    Simone, il 15enne di Torre Maura che ha affrontato CasaPound e chi protestava contro i rom

    Simone in un confronto con un militante di estrema destra
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 4 Apr. 2019 alle 15:06 Aggiornato il 4 Apr. 2019 alle 15:18

    “Nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani, né rom, né chiunque altro”. Nei giorni delle proteste di Torre Maura, nella periferia est di Roma, una delle (pochissime) voci fuori dal coro ha il tono pulito di chi ha soli 15 anni.

    È Simone, un ragazzino di Torre Maura che ha trovato – da solo – il coraggio di schierarsi contro la manifestazione dei suoi concittadini, che si sono riversati in strada per opporsi alla decisione del Campidoglio di inviare in un centro di accoglienza del posto 70 persone tra rom e sinti.

    “Nessuno, a Torre Maura, voleva quelle 70 persone”, stava dicendo Marco Antonini, di CasaPound, durante un’intervista. I cittadini, del resto, avevano alzato barricate, incendiato alcuni cassonetti e anche un’auto, gettato a terra i panini destinati ai 70 rom. La manifestazione è stata presto monopolizzata da esponenti di estrema destra.

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    Tra le tanti voci arrabbiate, spunta però anche quella di Simone: “No, aspetta, io so’ de Torre Maura e non so’ d’accordo, o’ posso dì?”. Da lì è iniziata la discussione.

    “Lei sta facendo leva sulla rabbia della gente di Torre Maura, il mio quartiere, per farla girare dalla parte dei suoi interessi”, ha detto il giovane a uno dei manifestanti di estrema destra.

    “Quello che è successo qui – ha continuato il ragazzo – era solo uno modo per far sentire a tutte le istituzioni che Torre Maura sta in una situazione di degrado. Altrimenti per sole 70 persone non si sarebbe mobilitato un quartiere intero”.

    Nel silenzio assordante della classe politica e intellettuale, che ben poco ha detto (e tanto meno fatto) riguardo alle proteste di Torre Maura, è Simone a incarnare la vera rivoluzione: “A me – spiega – 70 persone non cambiano la vita. È sempre la stessa cosa, quando ti svaligia casa un rom tutti dobbiamo andargli contro, se lo fa un italiano allora stiamo tutti zitti. Si va sempre contro la minoranza, a me non sta bene”.

    Il ragazzo si è dimostrato molto coraggioso, anche quando qualche altro manifestante si è avvicinato facendogli notare che era l’unico ad opporsi: “Sono in minoranza. Io almeno penso e non mi faccio spingere dalle cose vostre per raccattare voti”, ha incalzato.

    E davanti al discorso del manifestante, che gli ha spiegato come Torre Maura sia diventata nel tempo un posto sempre più pericoloso e “dimenticato” dal Comune di Roma, la risposta di Simone è tanto semplice quanto disarmante: “E che è colpa dei Rom?”.

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