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    Chi era Simone Farinelli, il ventenne appassionato di arte morto nell’alluvione nel Bolognese

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 21 Ott. 2024 alle 10:00 Aggiornato il 21 Ott. 2024 alle 10:20

    L’ennesima alluvione abbattutasi sull’Emilia-Romagna ha fatto un’altra vittima: Simone Farinelli, 20 anni. Il giovane è morto dopo che l’auto su cui si trovava è stata travolta dalla piena del rio Laurenzano, un affluente del torrente Zena, sull’Appennino bolognese.

    Farinelli era insieme al fratello Andrea, 23 anni, che invece è riuscito a salvarsi. “L’ho tenuto fino a che ho potuto, ma a un certo punto ho perso la presa. E non l’ho più sentito”, racconta Andrea al Corriere della Sera. “Forse sarebbe bastato un metro più avanti e saremmo stati salvi, ma un’onda d’acqua improvvisa è arrivata giù dalla collina. E ci ha portato via” [La testimonianza del fratello].

    Nella serata di sabato 19 ottobre i due, a bordo di una Toyota Yaris, stavano tentando di raggiungere la casa del compagno della madre a Botteghino di Zocca, frazione del Comune di Pianoro. L’abitazione si trova in via Caurinzano, una strada costeggiata proprio dal Laurenzano: “in giorni normali, in questo torrentino, non scorre quasi un filo di acqua”, scrive Il Resto del Carlino.

    L’auto è stata travolta dalla piena ed è stata trascinata dalla corrente giù a Pianoro. Il corpo di Simone è stato ritrovato solo domenica mattina più a valle, mentre l’auto era ancora più giù, a San Lazzaro.

    Farinelli, originario di Esine, in provincia di Brescia, abitava a Ozzano, nel Bolognese, con la madre 49enne e il fratello, nato a Roma, nella casa del compagno della madre. Il padre del ragazzo è cardiologo all’ospedale di Esine.

    Simone, che soffriva di disabilità uditiva, si era da poco diplomato al liceo artistico Arcangeli di Bologna ed era iscritto al primo anno dell’Accademia di Belle Arti. Nel tempo libero si dedicava al volontariato. Chi lo conosceva lo descrive come un ragazzo altruista, impegnato nel sociale e appassionato di arte.

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