Padre Giulio Albanese sulla conversione di Silvia Romano all’Islam
“Bisogna capire che cos’è successo. L’Islam fanatico ti spinge a uno scambio: la tua conversione in cambio della tua vita. Ne ho conosciuti tanti, di ‘convertiti’. Ho scritto anche un libro sui bambini costretti a combattere, sul lavaggio del cervello che subiscono. Ho visto il sorriso di Silvia, all’aeroporto di Ciampino. Ma quel sorriso non mi dice nulla. Non mi convince. C’è sotto qualcosa di molto più complesso. Io una volta sono stato sequestrato solo pochi giorni, e mi sono bastati per capire come si esca con le ossa rotte, da quelle esperienze”. Utilizza parole fortissime Padre Giulio Albanese, 61 anni, missionario comboniano, giornalista, esperto di Africa, nel commentare la liberazione di Silvia Romano.
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Padre Giulio Albanese frena i giudizi sul rilascio della cooperante italiana e sulla sua conversione all’Islam. Lui che conosce bene quel mondo. “Ci si dovrebbe rendere conto di che cosa significhi finire nelle mani di Al Shabaab. È l’equivalente di Boko Haram in Nigeria. Gente che te ne fa di cotte e di crude”, afferma il missionario.
“Non sappiamo quali siano le condizioni spirituali e mentali di una giovane che sopravvive a un anno e mezzo con gente che ti può far fuori. Non sappiamo quanto sia stata libera. Leggo che si parla di sindrome di Stoccolma. Ma è prematuro. Chi spara giudizi con tanta leggerezza, non sa che cosa sia vivere in Somalia. Un Paese che dal 1991 è in uno stato spaventoso”, continua Padre Giulio Albanese.
“Ti puntano il fucile: o ti converti, o ti ammazzi. Non è una vacanza alle Maldive. Lo choc psicologico scava a lungo. Ricordiamo tutti le ragazze rapite da Boko Haram in Nigeria. Ce ne siamo fregati, perché tanto non erano europee. Ma erano tutte cristiane o animiste, costrette a convertirsi”, spiega l’esperto.
Padre Giulio Albanese risponde anche alle polemiche mosse sull’attività di volontariato di Silvia Romano: “Preferiamo i giovani pieni d’alcol e di droga che si schiantano in macchina il sabato sera o questi ragazzi che fanno una scelta di volontariato? So anch’io che le Ong andrebbero meglio in una rete di network, che ci vuole senso di responsabilità, forse questa ragazza non doveva stare sola nella savana, che molto va rivisto… Ma serve moderazione. Attenzione a non buttare il bambino con l’acqua sporca. Non criminalizziamo chi, come i missionari o i volontari, fa una scelta di generosità e di gratuità. Chi sta a Sud del mondo e si sporca le mani. Questo è il valore aggiunto delle nostre società. Un deposito di valori. Ce lo dovremmo tenere stretto”.
E alla domanda sul presunto riscatto pagato dallo Stato italiano per la liberazione di Silvia Romano risponde: “Non so se sia vero. Però eviterei una certa ipocrisia, quando si dice che si sono finanziati gli Shabaab. E sottolineerei che l’Italia è leader nell’esportazione di armi proprio nei Paesi in cui ci sono questi gruppi terroristici”.