Silvia Romano, Greta Ramelli, Vanessa Marzullo e le due Simone
Con il ritorno in Italia di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre 2018, si è tornato a polemizzare sul presunto riscatto che lo Stato italiano avrebbe pagato per la sua liberazione. “Quanto ci è costato liberarla?”, “Quanto ha pagato lo Stato? Ci sono cose più importanti”, sono alcuni commenti che si leggono sui social in queste ore. Silvia Romano è stata criticata anche per la lunga tunica verde, che ha indossato scendendo dal Falcon che l’ha riportata in Italia dalla Somalia, e per la sua conversione all’Islam.
Ma le critiche che sono state mosse a Silvia Romano non sono una novità. Lo stesso avvenne per Simona Parri e Simona Torretta, soprannominate dalla stampa “le due Simone”, sequestrate nel 2004 in Iraq, a Baghdad, nella sede della Ong per cui lavoravano all’età di 29 anni. Furono liberate dopo 5 mesi e mezzo di prigionia. Al loro arrivo all’aeroporto di Ciampino si tenevano per mano sorridenti e indossavano lunghi caftani colorati. Dopo la liberazione ai giornalisti dichiararono che sarebbero ripartite per fare volontariato. E così fu: Simona Torretta pare sia in Libano impegnata in un progetto umanitario che coinvolge i bambini e Simona Pari in Guatemala.
Dopo le due “Simone”, ci fu il caso delle due cooperanti italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria nel 2014 e poi liberate nel 2015. Anche in quel caso le due giovani donne furono criticate per le foto ad Aleppo prima del rapimento dove entrambe si mostravano sorridenti e vestite da “hippy”. Secondo le malelingue erano in andate in Siria a divertirsi, non per fare volontariato.
A sollevare le polemiche sul riscatto ci ha pensato anche Matteo Salvini che commentando la liberazione di Silvia Romano da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, su Rai tre, ha detto: “È chiaro che nulla accade gratis”. “Auguro lunga e serena vita a questa ragazza, ma per rispetto di coloro che rischiano la vita per salvare altre vite, prima di dire ‘la prima cosa che farò sarà tornare in un luogo a rischio’, ci penserei due volte, ma ognuno fa quello che vuole della sua vita…”, aggiunge Salvini facendo riferimento al caso di Greta e Vanessa. “Prima di fare cose che mettano a rischio la vita di donne e uomini delle forze dell’ordine in Italia o nel Mondo bisogna pensarci cento volte “, ha detto l’ex ministro dell’Interno.
Anche la giornalista Flavia Perina ha sollevato la questione in un post Facebook dal titolo ironico “Il dress code delle rapite” e in un lungo articolo su Linkiesta.it.