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    “Il movimento Lgbt diffonde la pedofilia”: punita la dottoressa omofoba Silvana De Mari

    La donna aveva scritto la frase diffamatoria sul suo blog

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 16 Gen. 2019 alle 20:03 Aggiornato il 20 Feb. 2019 alle 19:28

    “Il  movimento Lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia”. È bastata questa frase, scritta sul suo blog dalla dottoressa Silvana De Mari, a farle ottenere una multa da 1.500 euro. A deciderlo, il 14 dicembre 2018, è stato il tribunale di Torino che ha definito le parole della donna diffamatorie.

    Per la giudice Melania Eugenia Cafiero la dichiarazione offensiva di De Mari, anche scrittrice di libri fantasy, è rivolta non alla comunità Lgbt, ma ai movimenti, ovvero al soggetto giuridico organizzato che li rappresenta. Quanto basta, secondo la giurisprudenza tradizionale, per giungere a tale verdetto.

    Cafiero, sul caso, ha scritto: “La lesione dell’altrui reputazione, intesa come sentimento della considerazione personale nella comunità, deve riguardare un soggetto giuridico individuato. Il diretto destinatario dell’offesa deve potersi dedurre con ragionevole certezza”.

    Le posizioni omofobe di Silvana De Mari non sono una novità. Tesi ribadite anche in sede di giustizia, dove però non sono imputabili secondo la magistrata: “La facoltà di manifestare il proprio pensiero è un diritto costituzionalmente garantito”. Ma il rispetto della reputazione soggettiva è essenziale. “Non è, dunque, il pensiero a essere processato, ma la sua offensività al bene giuridico protetto in sede penale”.

    In realtà le frasi analizzate dal tribunale sono diverse. “Ma nessuna delle dichiarazioni contiene neppure l’espressione ‘gli omosessuali’ o ‘i gay’ e quindi individua come destinatario un gruppo o un’eventuale categoria, pur generica e fluida”, ha spiegato Cafiero.

    Soddisfatto della decisione della giudice l’avvocato Nicolò Ferraris che, con Gabriele Filippo, ha assistito il movimento Lgbt. “La sentenza conferma in modo pieno la volontà diffamatoria di quanto affermato contro le organizzazioni per i diritti Lgbt e contro i loro aderenti. Le associazioni costituite parte civile sono individuate quali persone offese dal reato, quali soggetti a cui è riferibile il movimento Lgbt” ha ribadito sulla questione il legale.

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