Alla luce di studi ed evidenze internazionali sull’andamento epidemiologico Covid-19 in età pediatrica in seguito alla riapertura delle scuole, sull’impatto dell’infezione sulla salute dei bambini e sugli effetti della longcovid, viste le annose carenze strutturali delle scuole italiane, riteniamo gli attuali protocolli di sicurezza incompleti perché presentano un limitato riferimento al contagio via aerosol, deroghe al distanziamento e inadeguate indicazioni sulla qualità dell’aria dell’ambiente scolastico (ventilazione, tempi di esposizione, mitigazione di attività respiratorie molto emissive, sovrannumerosità delle classi, …) misure fondamentali per il contrasto al contagio di infezioni per vie aeree qual è quello del Covid 19, come finalmente certificato dall’ OMS, dall’ECDC ed dall’Istituto Superiore di Sanità (Rapporto ISS COVID19 n.12 maggio 2021).
La drammatica situazione attuale dei contagi nel Regno Unito conferma le nostre preoccupazioni sulle riduzioni di quarantene o su altre forme di deroga che diminuirebbero ulteriormente il livello di sicurezza nelle aule, a maggior ragione per gli alunni minori di anni 12 che ancora non hanno accesso alla vaccinazione. Ricordiamo che la Società Italiana Pediatria (SIP) stima che 1 bambino su 10 in Italia è fragile (in media, 2 per classe) e dunque presenta un rischio più elevato di complicanze in caso di contagio.
La sicurezza nelle classi scolastiche, sia in occasione dell’evento pandemico attuale, sia in prospettiva futura, per la salute e la prevenzione di ogni altra patologia, deve passare per una preliminare valutazione integrata del rischio fatta su base medica, ingegneristica ed epidemiologica, alla luce degli studi che mettono in correlazione la qualità dell’aria con il maggiore o minore rischio di contagio SARS-CoV-2, e deve puntare a sviluppare nel personale scolastico, negli studenti e nelle studentesse e nelle famiglie una corretta informazione sulle modalità e sui rischi reali di contagio nelle classi scolastiche e all’adozione di opportune azioni di mitigazione orientate a mitigare l’emissione dell’aerosol da parte di eventuali soggetti infetti, tra queste:
- migliorare la ventilazione (con sistemi di ventilazione meccanica controllata, sensori di CO2 per il controllo dell’aerazione ottenibile dall’apertura di porte e finestre) e la filtrazione dell’aria (con sistemi di purificazione) e la qualità dell’aria in ordine al raffrescamento e al riscaldamento, con provvedimenti di riqualificazione energetica degli involucri edilizi scolastici
- prevedere linee guida chiare in merito alla gestione del rapporto riscaldamento-umidità dell’aria, che andrebbe monitorata e gestita attraverso appositi umidificatori
- continuare a utilizzare dispositivi di protezione individuale quali mascherine chirurgiche o meglio filtri facciali (FFP2 o N95)
- assicurare testing periodici a tutta la popolazione scolastica (con cadenza minima bisettimanale per i non-vaccinati), accompagnati da tracing efficace
- rendere accessibili i dati dei contagi scolastici aggiornati costantemente, completi e pubblici (open data) per condurre analisi indipendenti.
Un sistema proattivo che si occupa della qualità dell’aria ha ripercussioni positive a lungo termine, non solo sul contrasto alla diffusione dei patogeni trasmessi per via aerea, ben presenti da sempre negli ambienti scolastici, ma anche sul miglioramento delle capacità cognitive degli studenti e del ben-essere di tutti coloro che studiano e lavorano negli ambienti scolastici.
Accanto alle esigenze pre-pandemiche della scuola italiana di incrementare gli investimenti nel recupero edilizio, nella riqualificazione energetica e nel miglioramento sismico del patrimonio immobiliare strumentale scolastico, bisogna occuparsi delle non più trascurabili condizioni di salubrità e di benessere dei luoghi dell’apprendimento, secondo i principi degli Healthy Building.
Perfettamente in linea con l’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile e con i protocolli sul clima firmati dall’Europa, affinché non si riducano in sterili “bla bla bla”, ciò dovrebbe avvenire entro gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) e dal Piano Nazionale degli Investimenti Complementari (PNC), che oltre a contemplare investimenti relativi a edifici scolastici esistenti e a nuovi immobili da realizzare, puntano sia sulla riqualificazione dell’edilizia nuova ed esistente in chiave di sostenibilità energetica sia sulla riqualificazione digitale, attraverso la cablatura di rete delle scuole.
L’attuale pandemia di SARSCovid2 ci impone molti cambiamenti a breve e lungo termine, che sono a un tempo culturali, sociali ed economici. Abbiamo l’occasione di migliorare non solo le condizioni di apprendimento ma anche quelle delle relazioni tra le persone, finalmente fondate su obiettivi di ben-essere, facendone un indicatore importante per la crescita di un Paese, a partire dai luoghi in cui si educa e si cresce.
Dal tempo della Londra vittoriana, grazie al lavoro di John Snow che evidenziò la trasmissione del colera con l’acqua, abbiamo ingegneristicamente messo in sicurezza l’acqua che utilizziamo nei nostri edifici, controllando il rischio di infezioni. Abbiamo acquisito il concetto di “acqua pulita” come uno dei diritti ineludibili per la salute, adesso tocca al diritto all’aria pulita, non meno importante del diritto all’acqua pulita. Nel 2008 la Corte di Giustizia Europea ha stabilito un “diritto all’aria pulita” esigibile per via giudiziaria, con riferimento all’inquinamento. Dal 2020, la pandemia ci ha messo davanti in modo chiaro come tale inquinamento comprenda anche elementi patogeni presenti nell’aria.
Siamo consapevoli dell’importanza di tenere aperte le scuole e della complessità della gestione del problema, e fin da subito ci siamo adoperati in tal senso, ribadendo che avere un “paese aperto” con una “scuola aperta” passa dal dovere delle autorità di garantire il rischio minimo in ogni luogo pubblico e il benessere psico fisico attraverso le chiare azioni che abbiamo descritto.
Non esiste competizione ma concorso di diritti, non c’è istruzione e non c’è lavoro senza salute, come indica tutta la nostra legislazione, auspichiamo quindi un attento ascolto delle Istituzioni al fine proprio di garantire i costituzionali diritti alla salute e all’istruzione.
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