Selvaggia Lucarelli critica Liliana Segre, che in alcune interviste ha dichiarato di non condividere l’utilizzo della parola “genocidio” per definire l’offensiva di Israele sulla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.
Parlando con l’Ansa, la senatrice a vita 93enne, reduce del campo di concentramento di Auschwitz, ha osservato che il termine genocidio “adesso viene usato per parlare di qualunque cosa, di qualunque guerra, di qualunque battaglia, di qualunque presa di posizione”. “Mentre io l’ho conosciuta e per miracolo mi ha risparmiata”, ha aggiunto.
Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, ha detto Segre al Corriere della Sera, “è una cosa talmente dolorosa che, francamente, spero ogni giorno finisca”.
Le frasi della senatrice a vita non sono piaciute a Lucarelli, che sui social scrive: “Un milione e mezzo di persone imprigionate in un luogo da cui non possono uscire, in cui vengono bombardate, a cui si spara pure mentre cercano di procurarsi del cibo. Persone che stanno morendo anche di fame e malattia, soprattutto i bambini. Persone che bevono l’acqua del mare e delle pozzanghere, che stanno mangiando pure il cibo destinato agli animali. Ci suggerisca lei un nome per quello che sta succedendo a Gaza visto che si usa la parola ‘genocidio’ per tutto”.
E ancora: “Quello a Gaza non vuole definirlo ‘genocidio’ perché si usa per tutto (?), quindi dice che è una cosa dolorosa. Magari trovare un nome che stia a metà tra ‘genocidio’ e ‘cosa’ potrebbe aiutare”.
La giornalista del Fatto Quotidiano incalza: “Genocidio no, ma allora troviamo un altro termine signora Segre. Perché una ‘cosa’ mi sembra un po’ pochino”.
Il post di Lucarelli è stato a sua volta criticato dal giornalista Maurizio Caverzan: “Gai le pulci sull’uso della parola ‘cosa’ a una donna di 93 anni. È davvero così grave, ‘cosa’? Comunque, ti può andare ‘esperienza’? Esperienza dolorosa… Promosso?”, scrive Caverzan sul social X.
Ed ecco la controreplica della collega. “Beh sì, 4 mesi sotto le bombe, un paese raso al suolo, civili senza più un tetto e ridotti alla fame, 31 000 morti di cui il 70% donne e bambini è effettivamente un’esperienza. Anzi, un’experience, tipo l’aperitivo in elicottero sul ghiacciaio!”.
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