Sea Watch Ue Libia – La nave Sea Watch 3 è al centro di un nuovo braccio di ferro con il ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo aver soccorso 53 migranti al largo della Libia il 12 giugno.
Il governo di Tripoli per la prima volta ha offerto all’imbarcazione un porto in cui approdare, ma l’equipaggio della Ong si è rifiutato di dirigersi verso le coste libiche non considerate sicure.
Una valutazione sostenuta anche dalla Commissione europea, che ha condannato le parole del ministro dell’Interno e appoggiato la decisione della Ong di non sbarcare i migranti soccorsi in Libia.
“Tutte le imbarcazioni che navigano con bandiera Ue sono obbligate a rispettare il diritto internazionale quando si tratta di ricerca e soccorso, cosa che comprende la necessità di portare le persone salvate in un porto sicuro. La Commissione è sempre detto che queste condizioni attualmente non ci sono in Libia”.
Questo il messaggio di Natasha Bertaud, una portavoce della Commissione, rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni del ministro Salvini sulla Sea Watch e sul possibile sbarco a Tripoli.
“Non commento direttamente le dichiarazioni di un ministro”, ha spiegato la portavoce della Commissione, ricordando che l’esecutivo comunitario “non ha competenze per decidere quale imbarcazione può o non può entrare in acque territoriali, né indicare luoghi di sbarco. La determinazione di un porto sicuro per uno sbarco specifico non spetta all’Ue: questa questione è di responsabilità del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi (MRCC) incaricato di un’operazione di salvataggio specifica”.
Nonostante ciò, precisa Bertaud, “tutte le imbarcazioni che navigano sotto bandiera Ue sono obbligate a rispettare il diritto internazionale quando si tratta di ricerca e soccorso e della necessità di assicurare che le persone salvate siano portate in un porto sicuro”.
Per la Commissione “queste condizioni non sono attualmente rispettate in Libia”.