Sea Watch testimonianza migrante | Khadim Diop è uno dei migranti salvati dalla Sea Watch, che nella notte tra il 28 e il 29 luglio 2019 è sbarcato al porto di Lampedusa, dopo 17 giorni in mare. Ha 24 anni, ed è stato intervistato da Giorgia Orlandi, di Euronews. Ai suoi microfoni ha raccontato dell’inferno libico.
“C’è un sistema dietro. Assieme a me c’erano più di 300 persone. A Ben Whalid tutti sanno cosa succede, è questo che fanno, vendono persone: neri ma non solo, anche egiziani, tunisini. Portano le persone in una casa isolata, poi le prendono una alla volta e le portano in una stanza con il telefono”, racconta Diop.
“Ci sono cavi elettrici ovunque. Quindi ti dicono: chiama i tuoi genitori e fatti mandare del denaro contante. Se non lo fai, ti picchiano, possono persino ucciderti. Tu cerchi di dire di no, non lo faccio, ma loro cominciano a picchiarti, così finisci per fare quella telefonata. Appena comincia la chiamata, usano i cavi per darti la scossa ai piedi. Ti fanno urlare dal dolore. I genitori al telefono sentendo quelle urla si spaventano, è così che li convincono a pagare”. Il racconto inquietante si aggiunge alle parole del giovane a proposito dei giorni in mare su Sea Watch, dopo il salvataggio.
Sea Watch testimonianza migrante | “Molte persone stavano male, non è stato facile, ma questa donna, il capitano Carola Rackete, ci ha dato coraggio, non si è mai arresa e ha tenuto alto il nostro morale”, spiega Diop.
“L’unica cosa di cui avevamo paura è di essere rispediti in Libia. Ma lei ci diceva sempre di non preoccuparci, che non saremmo tornati indietro ma che ci avrebbe portato a destinazione. È una brava ragazza, l’Unione europea dovrebbe lodarla. Ha dato tutto, quando sono arrivati i libici per riportarci indietro lei ha resistito”, ha detto il giovane senegalese.
E alla domanda su cosa ne pensasse di Salvini, Diop risponde: “In realtà credo che in parte abbia ragione. Davvero? Sì, vuole che l’Europa faccia la sua parte sui migranti. La Germania deve prenderne una quota, così come la Francia e gli altri paesi. Non si può lasciare fare tutto all’Italia. C’è crisi ovunque, non è facile per nessuno”.