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    La risposta di Salvini al parroco che da giorni dorme sul sagrato per difendere la Sea Watch

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 24 Giu. 2019 alle 22:08 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:34

    Sea Watch parroco Salvini | Lampedusa | Don Carmelo La Magra

    Sea Watch parroco Salvini – “Caro parroco, con tutto il rispetto, io non cambio idea: porti chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani. Dorma bene”. Questo il commento polemico del vice premier leghista Matteo Salvini, rivolto a Don Carmelo La Magra, il parroco che da quattro girni sta dormendo sul sagrato della sua chiesa a Lampedusa per prendere le difese della Sea Watch La Sea Watch, ferma dal 12 giugno fuori dalle acque italiane.

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    Il parroco dal 20 giugno sta dormendo fuori dalla chiesa con un gruppo di attivisti di Forum Solidale Lampedusa e alcuni turisti, sul sagrato della chiesa San Gerlando.

    Sea Watch parroco Salvini | Forum Lampedusa solidale

    “Il nostro è un semplice gesto di solidarietà nei confronti di persone che stanno soffrendo inutilmente . Mettiamo simbolicamente in gioco i nostri copri nel tentativo di dare visibilità e voce agli ultimi della terra, nostri fratelli e sorelle, nostri simili”, ha spiegato il sacerdote.

    L’iniziativa è stata lanciata dal gruppo di attivisti del Forum Lampedusa Solidale, un’assemblea aperta a cui hanno aderito varie associazioni e realtà dell’isola, tra cui il parroco don Carmelo La Magra, le Chiese evangeliche, ma anche singoli individui.

    I partecipanti

    Sul sagrato si sono ritrovate trenta-quaranta persone, mentre sei o sette sono rimaste lì a dormire. “Abbiamo intenzione di proseguire facendo dei turni, speriamo che nei prossimi giorni saremo in grado di andare avanti”, dice l’attivista intervistato telefonicamente da TPI.

    You are not alone” (“Non siete soli”) è lo slogan dei manifestanti, che hanno lanciato la protesta a ridosso della Giornata internazionale del rifugiato.

    In piazza è arrivato il supporto di molte persone, lampedusani e turisti. “Alcuni ci hanno anche donato coperte e viveri per la notte”, racconta Mallardo, che fa parte di Mediterranean Hope, il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

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