Moavero Libia | Sea Watch | Porto sicuro
Moavero Libia – La Sea Watch è bloccata davanti al porto di Lampedusa e dal centro destra tanti sono stati i luoghi proposti per non farla sbarcare in Italia. Tra questi anche la Libia, luogo di conflitto e di disumani centri di detenzione. La svolta politica arriva dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che oggi rispondendo a una domanda ha detto chiarmente che la Libia non è un porto sicuro: “La definizione di porto sicuro – ha detto il ministro – viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono. Non siamo noi a dirlo. So che da questo nascono varie precisazioni di carattere mediatico su convergenze di posizioni o meno, ma è un dato di fatto del diritto internazionale”.
La Guardia Costiera
Quanto all’attività della Guardia costiera libica, Moavero ha affermato che “la Libia ha diritto a vigilare su ciò che accade nelle proprie acque territoriali, quindi gli interventi della guardia costiera sono legati a questo”. Ed ha ricordato che “l’addestramento della guardia costiera libica viene effettuato anche nell’ambito di missioni europee, quindi anche per l’Ue è una componente importante per riportare la Libia alla normalità”
“A prescindere dal fatto che in base alle convenzioni internazionali i porti libici non siano riconosciuti come ‘sicuri’, in ogni caso la Libia ha il diritto-dovere di vigilare le proprie acque territoriali e di intervenirvi, come ogni Stato sovrano”, ha proseguito Moavero.
Moavero Libia | Haftar
Poi il ministro ha aggiunto: “Dunque, gli interventi della Guardia costiera libica vanno collegati all’esercizio di questo diritto-dovere. Bisogna, inoltre, ricordare che le missioni di addestramento della Guardia costiera libica vengono effettuate anche nell’ambito di missioni dell’Unione Europea”.
Moavero Milanesi ha chiarito il suo punto di contatto con la Libia: “Haftar resta però uno dei protagonisti dello scenario libico, un interlocutore imprescindibile. Come governo italiano siamo convinti della necessità di un dialogo inclusivo con tutti i protagonisti”. Nei giorni scorsi il premier Sarraj, presentando il suo piano di pace, aveva escluso il dialogo con il maresciallo responsabile dell’offensiva su Tripoli.