SEA WATCH DE FALCO – La Corte europea dei diritti umani non ha accolto il ricorso delle 42 persone a bordo della Ong Sea Watch 3 che da 12 giorni si trovano al confine con le acque territoriali a 16 miglia circa dall’isola di Lampedusa.
Il ricorso era stato richiesto per chiedere all’Italia di consentire lo sbarco delle persone ancora sulla Sea Watch. Una scelta di “ordine, buon senso, legalità e giustizia”, ha commentato a caldo il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Non dello stesso parere Gregorio De Falco, l’ex comandante della Guardia costiera eletto con il Movimento Cinque Stelle e passato dal 1 gennaio 2019 al Gruppo Misto.
“La Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) interviene solo in casi limite, in cui c’è un immediato pericolo per i migranti. Il suo ruolo, quindi, non ha a che vedere con le operazioni di sbarco, ma solo appunto quando si presenta un danno irreparabile.
E non è questo il caso: il danno sicuramente c’è, ma non è così imminente, perché nessuno sta per morire. Certo, con il passare dei giorni la situazione non può che peggiorare per i migranti. In realtà questa non è una decisione che dice molto. Se le autorità internazionali hanno chiarito che Tripoli non è un porto sicuro, la Corte di Strasburgo dice all’Italia di provvedere a queste persone anche se la Sea Watch non è tecnicamente nelle acque territoriali italiane”.
“Spero di poter fare qualcosa di concreto per suscitare un moto di condivisione nei confronti di queste persone. Dobbiamo ricordare che chi non è naufragato alla fine è arrivato in Italia. Questi sono naufraghi”.
“Come militare sono chiamato a rispettare le regole anche quando non le condivido o le reputo vessatorie. Con altri colleghi sto valutando cosa fare in concreto, sempre nel rispetto delle norme. Quindi non potrei mai fare un gesto del genere, trattandosi di una nave straniera. Stiamo vedendo cosa si può fare: non diventiamo disumani, non possiamo dimenticare secoli di storia”.
Sea Watch De Falco | La vicenda
La Sea Watch 3 è tornata in acqua il 9 giugno scorso. A bordo della nave ci sono ora 42 migranti, salvati dalla nave tre giorni dopo. I migranti si trovavano a bordo di un gommone al largo della Libia. In seguito il ministro Salvini ha firmato un divieto di ingresso nelle acque italiane. Dal 12 giugno quindi la nave è ferma fuori dalle acque italiane a largo di Lampedusa.
La Ong Sea Watch si era appellata alla Corte di Strasburgo per chiedere all’Italia di consentire lo sbarco. Ed anche l’Unione europea ha chiesto in questi giorni di “trovare una soluzione”. “
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