Germania, Francia e Lussemburgo, tre dei cinque Paesi che dovrebbero accogliere i migranti sbarcati dalla Sea Watch 3, sollevano dure critiche alla politica anti-Ong del Governo italiano [il riassunto della vicenda Sea Watch].
“Salvare le vite umane è un dovere umanitario. Soccorrere vite umane in mare non può essere criminalizzato. Tocca alla giustizia italiana ora chiarire le accuse”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass, riferendosi all’arresto a Lampedusa della capitana della Sea Watch, Carola Rakete.
Duro anche il commento di Christophe Castaner, ministro dell’Interno francese, secondo cui l’Italia “fa la scelta di soluzioni non concertate con i suoi partner europei, denunciando una mancanza di solidarietà dell’Europa e dei suoi Stati membri”.
Castaner sottolinea come il Governo italiano abbia “annunciato una chiusura dei suoi porti in violazione del diritto internazionale del mare, anche se gli sbarchi di persone soccorse in mare sul suo territorio continuano, sia da parte di navi delle Ong che della Guardia costiera italiana”.
“In questo contesto, l’Italia continua ad aver bisogno di questa solidarietà europea di cui tuttavia denuncia l’assenza”, prosegue il ministro francese. “Mentre la Francia ha già ospitato negli ultimi mesi sul suo territorio quasi 400 persone bisognose di protezione sbarcate in Italia e a Malta, e questo di concerto con altri Stati membri e nell’ambito del coordinamento europeo”.
Da Lussemburgo arriva poi l’attacco di Jean Asselborn, ministro degli Esteri noto anche per un durissimo scontro con il vicepremier italiano durante un vertice europeo.
“Carola Rackete sia rimessa in libertà”, chiede Asselborn in un post su Facebook indirizzato all’ “amico” e collega Enzo Moavero Milanesi. Il ministro degli Esteri lussemburghese rimarca che “salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è”.