Era già successo un anno fa, ma il 9 settembre scorso migliaia di docenti precari che si erano candidati per ottenere supplenze annuali non sono stati presi in considerazione al momento delle assegnazioni delle cattedre. Gli stessi hanno poi scoperto che candidati con punteggi più bassi in graduatoria avevano preso servizio al posto loro. Rimasti in balia di una vera e propria tombola che ha negato a molti il posto di lavoro, gli insegnati sono insorti contro i difetti del sistema di assegnazione delle supplenze, con una scuola pubblica che continua ad accusare gravi carenze di personale. Un danno maggiore della beffa che ha colpito ben 500 mila lavoratori, considerando l’esuberante ricorso a contratti a tempo determinato (principalmente supplenze) della scuola italiana.
Le cause sarebbero diverse. Già precedentemente alle selezioni sono stati riscontrati molti errori sia nell’aggiornamento dei punteggi dei docenti dalle singole scuole, sia nella mancata notificazione di cattedre vacanti.
Prima ancora delle assegnazioni i candidati non erano stati messi al corrente né di quante né di quali cattedre fossero vacanti. Hanno dunque dovuto esprimere le loro preferenze “al buio”, richiedendo inevitabilmente molte cattedre indisponibili e bruciandosi di fatto delle scelte. Anche per questo motivo molti di loro non hanno ottenuto un incarico al primo turno di selezione.
Coloro che, come questi ultimi, non sono stati collocati al primo turno di selezione, sono stati bollati dall’algoritmo come “rinunciatari”. Così le cattedre rimaste vuote sono state assegnate ai candidati appartenenti al secondo turno di selezione, partendo quindi dal candidato che aveva ottenuto il posto con il punteggio più basso.
È significativa la testimonianza di Simona Morucci, che insegna italiano e latino e aveva fatto domanda per una cattedra annuale al liceo Pasteur di Roma. Come raccontato a TPI, durante la prima convocazione sono state esaminate le persone con un punteggio superiore a 69 punti. Lei ne ha 122. Alla prima selezione la cattedra è stata assegnata ad una collega con punteggio superiore al suo, la quale però poco dopo ha rinunciato al posto. A quel punto, nessun altro candidato della prima convocazione, tra cui Simona, è stato preso in considerazione, perché già considerato rinunciatario dall’algoritmo. Le selezioni sono ripartite dai candidati con punteggi sotto i 69 punti. Prima, ricorda la docente, le assegnazioni venivano fatte egualmente tramite turni di nomina, ma in presenza, percorrendo i candidati ad uno ad uno, senza la possibilità quindi, di essere considerati rinunciatari ingiustamente.
Oggi lei denuncia, come i suoi colleghi, che questo funzionamento sia stato determinato da un’ordinanza del ministro Bianchi, senza rispettare il principio sul quale si basano le selezioni per graduatorie. A fronte dei candidati più giovani che cosi hanno ottenuto un contratto, sono stati messi in una situazione di precariato prolungato i docenti più anziani, che si ritrovano a fare supplenze brevi dopo diversi anni di servizio. D’altro canto, non si è conquistata una maggiore sicurezza per l’impiego neanche per i giovani, che in futuro si ritroveranno nella stessa situazione se non si cambiano le cose. Un’altra conseguenza è quindi la divisione creata all’interno del corpo dei docenti precari, nonostante condividano tutti gli stessi interessi. I sindacati hanno chiesto di accedere all’atto pubblico dell’algoritmo. Ma molti docenti criticano la loro inazione e la scarsa mobilitazione di fronte ad un problema che si era già manifestato l’anno scorso.
Un tale funzionamento dell’algoritmo ha quindi di fatto reso invisibili tutti i docenti con punteggi intermedi, già precari da anni. È stato il caso di Chiara, docente romana che insegna da 4 anni. Chiara ci racconta che per 2 classi di concorso su 4 il suo punteggio era stato sbagliato in fase di aggiornamento delle graduatorie e, nonostante due PEC di reclamo, non corretto alla successiva pubblicazione. Intanto, mentre le scuole e l’ATP si incolpano a vicenda sulla mancata notificazione delle cattedre vuote, lei è stata considerata rinunciataria, nonostante le cattedre inserite nelle sue preferenze fossero ancora scoperte. In seguito sono state assegnate a colleghi con punteggi più bassi del suo. Paradossalmente – prosegue Chiara – aveva ottenuto contratti più lunghi quando il suo punteggio era inferiore.
Un sistema a suo avviso che trascura la continuità didattica senza badare a chi va a ricoprire i ruoli. Un metodo che non ha di certo permesso di risolvere il problema delle cattedre vacanti, come nota Chiara: “Il Ministro Bianchi è andato in televisione a dire che la scuola aveva ripreso con tutte le cattedre piene, ma non è vero. Come ogni anno la maggior parte delle scuole ha fatto le prime due settimane con l’orario ridotto”.