Esclusi dalla stessa classe, “spostati” come pacchi nei corridoi, da soli, oppure “liberi” di poter uscire dalla scuola o di restare in una classe in cui gli insegnanti muovono critiche alle famiglie: è questa la condizione che stanno vivendo migliaia di bambini i cui genitori hanno optato per l’esclusione dell’insegnamento facoltativo della religione cattolica nelle scuole pubbliche italiane. Ad oggi infatti non è stata garantita la copertura di insegnanti e di personale addetto a svolgere attività alternativa alla religione cattolica, prevista per legge come opzione per i genitori che professano un’altra religione, atei, agnostici o che semplicemente non desiderano che i propri bambini ascoltino le lezioni opzionali impartite dagli insegnanti individuati dalla Curia.
“Le nostre famiglie insultate in presenza dei nostri figli”
Silvia ha un bambino di 11 anni. Suo figlio frequenta la prima media in una scuola pubblica della provincia di Milano. A TPI racconta: “A mio figlio, come ad altri 4 compagni, non sono stati garantiti insegnamenti o attività alternative, per mancanza di personale. È stato trattenuto in classe e gli è stato detto di svolgere delle attività richieste dall’insegnante di religione, nonostante lui non fosse iscritto all’insegnamento opzionale”. Prosegue la madre: “Quello che però è preoccupante è che, nella prima lezione, l’insegnante ha speso parole molto dure contro chi non professa la religione cattolica, sostenendo che gli atei o chi professa altre religioni possa avere dei problemi”.
Testimonianze come questa sono centinaia, provengono da tutta Italia. Un’altra mamma, Giulia, racconta: “Nella scuola di mia figlia, in caso non riescano a trovare un insegnante, i bambini saranno messi di fronte alla porta di un’altra classe con il banco. Sull’uscio, come fossero in punizione”. E prosegue: “Mi rendo conto che oggi dobbiamo fronteggiare una situazione complessa, ma non trovo giusto che a rimetterci siano i bambini figli di atei o di persone che professano altre religioni”.
Molti di questi genitori hanno chiesto consiglio all’UAAR, l’Unione Atei e degli Agnostici Razionalisti, associazione il cui scopo è promuovere la laicità nello Stato. L’associazione nel 2010 aveva ottenuto una storica vittoria al Tribunale di Padova, che aveva sancito il diritto a poter godere di ore di attività alternative alla religione cattolica L’UAAR ha inoltre pubblicato un documento di diffida per le scuole che non attivano le attività alternative e creato delle FAQ per rispondere ai quesiti più comuni riguardo l’insegnamento opzionale dell’ora di religione cattolica.
Insegnamento della religione cattolica, i dati e le selezioni
Si stima che il costo dell’insegnamento della religione cattolica si attesti intorno agli 1,25 miliardi di euro, per oltre 26.000 insegnanti. Di questi, circa il 10% sono ecclesiastici (sacerdoti, suore). Si stima che circa il 20% degli studenti di scuola secondaria di II grado non si avvalga dell’insegnamento della religione cattolica.
La procedura di selezione degli insegnanti di religione è spesso oggetto di critica da parte del personale scolastico: si tratta infatti di professionisti selezionati dai vescovi, secondo una procedura concordata con la Santa Sede, e che non segue i normali processi concorsuali previsti per i docenti delle altre materie. Gli insegnanti di religione cattolica possono anche non essere laureati, essere laureati nelle facoltà teologiche, o aver completato un percorso di studi in seminario.
Nel 2003 fece molto discutere un concorso che prevedeva la stabilizzazione degli insegnanti di religione, con l’immissione in ruolo di oltre 13.000 docenti anche in materie differenti da quella di religione. All’epoca migliaia di docenti protestarono, segnalando disparità di trattamento nel calcolo degli anni di esperienza.
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