I casi di Covid-19 continuano a salire e le vacanze natalizie sono finite. Ma non sembra essere tutto pronto per il rientro in classe previsto per il 10 gennaio. Sono, infatti, oltre 2000 i dirigenti scolastici italiani che hanno firmato un appello rivolto al premier Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, affinché la riapertura della scuola possa slittare di almeno due settimane, al 24 gennaio.
“Sono sempre stata critica sulla chiusura della scuola, ho sempre ritenuto che fosse un baluardo importantissimo da salvaguardare ma oggi, oggettivamente, non abbiamo le condizioni di sicurezza per aprire”, ha spiegato al Fattoquotidiano.it Amanda Ferrario, dirigente scolastico dell’istituto “Enrico Tosi” di Busto Arsizio (Va), che è una delle promotrici dell’iniziativa.
Nella lettera, infatti, viene descritta una situazione complicata e difficile da gestire: “A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze – si legge – Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto”. A spaventare sono “i numeri altissimi, mai visti prima”. Preoccupano, poi, anche le probabili assenze del personale Ata.
I dirigenti aggiungono che “l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi”.
Fanno notare, inoltre, che già prima della pausa natalizia all’interno delle classi si era registrata un’elevata incidenza di contagi, anche tra alunni e docenti vaccinati.
In conclusione, scrivono: “Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”.
I dirigenti scolastici proponenti sono quindici, da Milano a Catania. Ad aderire sono oltre 2100, numero che si aggiorna di ora in ora.
Questo appello arriva dopo le nuove regole varate dal Consiglio dei ministri per limitare le quarantene e la didattica a distanza. “Ho lanciato proposta di dare la possibilità alle famiglie di mettersi in paro con le vaccinazioni ai ragazzi, con 2-3 settimane di Dad. La seconda è di garantire le mascherine Ffp2 a tutti e la terza di effettuare, fino al primo febbraio, una massiccia campagna di testing per verificare se il sistema riesce a praticare i tamponi: ho il sospetto che la tempistica dei test e del tracciamento non sia migliorata rispetto al passato e c’è il rischio che la scuola abbia notizia dei risultati dei tamponi effettuati solo diversi giorni dopo”, a dirlo è il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli, a Sky Tg24 e in merito alla misura adottata dal governo aggiunge: “Non mi piace. Si poteva introdurre con gradualità, per esempio cominciare così dal primo febbraio, dando a tutti il tempo per vaccinarsi: per questo nel frattempo avevamo proposto la Dad”. Ma il ministro Bianchi ribadisce: “si torna a scuola in presenza e in sicurezza”.
Anche la Rete degli Studenti Medi commenta, con preoccupazione, le nuove regole: “Ci saremmo aspettati una maggiore velocità e attenzione da parte di governo e ministero in queste settimane. Abbiamo visto, invece, solo uno scarico di responsabilità verso le Regioni che in autonomia stanno decidendo di rimandare di qualche giorno il rientro”, e sperano che questo: “Non sia l’inizio di un nuovo periodo di Dad”.
I casi di Covid tra i più giovani, nel frattempo, continuano a salire. Circa 1 contagio su 4 riguarda proprio gli under 19, secondo quanto rivelato dalla Società italiana di Pediatria. Nella fascia 5 – 11 anni, gli immunizzati con la prima dose sarebbero circa il 10%, mentre tra i 12 e i 19 anni ad aver completato il ciclo di vaccinazione sarebbe il 74%.
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