Scrive un post in memoria di Gino Strada: assessore leghista viene ricoperto di insulti
Nella Lega “non c’è spazio per i fascisti. E se ci sono, vanno buttati fuori”. Lo ha dichiarato Roberto Marcato, esponente di spicco della Lega in Veneto, in risposta alle numerose critiche che gli sono state rivolte per un post in ricordo di Gino Strada.
In un’intervista al Corriere della Sera, l’assessore allo Sviluppo economico del Veneto, il più votato nella regione dopo il presidente della regione Luca Zaia, ha preso le distanze dalle posizioni nostalgiche spesso condivise da altri esponenti del partito guidato da Matteo Salvini, invitando chi ha “certe idee” a trovarsi un altro partito.
“Ma che c’entriamo noi col fascismo, il centralismo, il culto di Roma, il nazionalismo? Assolutamente nulla”, ha affermato Marcato, dopo aver spiegato che, a suo avviso, “quello della Lega ‘di destra’ è un cortocircuito tutto italiano, dettato probabilmente dalle nostre posizioni nette, giustissime, sulla sicurezza e l’immigrazione”.
Già negli scorsi giorni, Marcato aveva risposto alle critiche per un post in ricordo del medico fondatore di Emergency morto il 13 agosto. “Trovo intollerabile la mancanza di pietà cristiana di fronte alla morte di una persona. Trovo intollerabile la violenza di alcuni commenti a questo post. Trovo intollerabile che si debba avere pietà solo per chi la pensa come noi”, aveva scritto su Facebook.
Le prese di posizione di Marcato non gli sono valse critiche solamente sui social media. Recentemente all’assessore è stato dedicato uno striscione comparso sullo stadio Appiani di Padova (“Meglio un giorno da leoni che cento da Marcato”). “Ha sorpreso anche me, perché la prima cosa che ho pensato è: ma se ne sono accorti adesso?”, ha detto Marcato al Corriere.
Recentemente il 53enne di Castelfranco Veneto ha anche riservato parole dure contro la proposta del collega di partito Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia, di intitolare un parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, definito il “fratello sfigato di Mussolini”. L’attacco a Durigon, difeso anche dal segretario della Lega Matteo Salvini dopo la richiesta di dimissioni arrivata dal centrosinistra, è solo l’ultima presa di distanze tra i dirigenti della Lega in Veneto dalle posizioni vicine alla destra più dura, associate a Fratelli d’Italia.
Lo stesso presidente Zaia ha respinto gli insulti ricevuti per il suo ricordo di Gino Strada (“una persona assolutamente motivata nel fare della sua vita una vera missione nella cura dei più deboli e nel contrasto alle fragilità sociali”), mentre il capogruppo in consiglio regionale, Alberto Villanova, a gennaio ha condannato l’assessore all’Istruzione di Fratelli d’Italia Elena Donazzan, per aver cantato “Faccetta nera” in radio.
“Noi siamo alternativi alla proposta politica di Fratelli d’Italia”, ha detto Marcato, sottolineando le differenze con la formazione guidata da Giorgia Meloni, che negli ultimi mesi ha superato la Lega nei sondaggi diventando il primo partito del paese. “Se uno ha certe idee, meglio vada lì o cerchi altri lidi, nella Lega non c’è posto”.