“Vendesi Roma”: cosa sono le misteriose scritte apparse sui monumenti di Roma
“Vendesi”. Le scritte sono apparse sui monumenti di Roma, sulle colonne del Pantheon e sulla Piramide Cestia. La Bocca della Verità e il Vittoriano. Il Palazzo dei Congressi e la Basilica di San Paolo. Riflesse da un proiettore, luminose. Su un altro palazzo, invece, le frasi sono diverse: “si ordina lo sgombero di questo immobile”. E ancora cavalcavia, muri, strade. Le immagini al neon della Capitale hanno fatto il giro dei social, rimbalzate da un profilo a un altro, nella tarda serata di ieri, giovedì 5 settembre, con l’hashtag #vendesiroma.
Si tratta, probabilmente, un gesto politico in una città dove da due anni movimenti per la casa, associazioni e spazi sociali si mobilitano contro le ipotesi di sgombero, sfratto e aste.
Non ci sono state rivendicazioni ufficiali, ma il gesto potrebbe essere opera delle attiviste di Lucha Y Siesta, casa rifugio e centro antiviolenza dove da undici anni sono aiutate e supportare donne in difficoltà, ora a rischio sgombero. Il Comune ha fatto sapere che il 15 settembre staccherà le utenze.
Le indicazioni girate sulle chat di amici e attivisti invitavano a prendere parte a una campagna di solidarietà. “Stasera, quando cala il buio, faremo partire un’altra campagna in sostegno di Lucha y Siesta. Vi chiediamo di pubblicare queste foto dai vostri profili personali, SENZA NESSUN RIFERIMENTO A LUCHA Y SIESTA e contenente #vendesiroma. Nel post che accompagna le foto, lasciate intendere che siete in questi luoghi e interrogate i vostri contatti su quel che sta succedendo? (es. succedono cose strane in capitale… pare che la piramide sia in vendita, ne sapete niente?) e via di creatività”, si legge nel messaggio.
“Questo perché, dato l’imminente sgombero, Lucha intende lanciare un comitato per comprare lo stabile. Questa azione serve a far girare la notizia. Se condividi questo messaggio sei già di grande aiuto per salvare la casa delle donne Lucha y Siesta”.
La Casa delle Donne Lucha y Siesta nasce nel 2008 dal recupero di una palazzina degli anni Venti di proprietà dell’Atac, l’azienda pubblica del Comune di Roma ora passata sotto il controllo del curatore fallimentare. Nelle stanze dell’edificio, che si trova nella zona di Cinecittà, in undici anni sono passate più di mille donne, in centinaia si sono rivolte al suo sportello antiviolenza e centoquaranta ci hanno vissuto insieme a sessanta minori.
Nella casa rifugio ci sono quindici posti letto, un dato significativo in una capitale che, secondo la Convenzione di Istanbul di cui l’Italia è firmataria, dovrebbe averne trecento e, invece, si ferma a venticinque.
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