Pochi giorni fa, in Scozia è stata approvata in via definitiva una legge che la renderà il primo paese al mondo a garantire gli assorbenti gratis a tutti: un risultato arrivato dopo 4 anni di campagna politica sull’argomento e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema. In Italia, la situazione è ben diversa: gli assorbenti sono considerati “beni di lusso“, e sono tassati con l’Iva al 22 per cento (a fronte, ad esempio i rasoi da barba, tassati al 4 per cento). Contro questa tassazione, ritenuta una vera e propria discriminazione economica nei confronti delle donne, sono state lanciate una serie di iniziative negli ultimi anni.
L’ultima in ordine di tempo è la campagna promossa da WeWorld, organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne e bambini in 27 Paesi, compresa l’Italia, insieme a Onde Rosa, il collettivo composto da giovani attiviste tra i 16 e i 30 anni che si occupa di gender equality e discriminazioni di genere. I due gruppi hanno unito le proprie forze in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, per chiedere la riduzione della c.d. Tampon tax dal 22 al 5 per cento (qui la petizione).
“Dopo due anni di battaglie, senza arretrare nemmeno di un centimetro sul tema, torniamo a chiedere la riduzione della cosiddetta “Tampon Tax”, l’Iva su alcuni prodotti igienico sanitari – tra cui gli assorbenti – dall’attuale 22 al 5%. Perché? Semplice: per usare lo slogan che lanciammo nel 2018, il ciclo non è un lusso”, ha annunciato Onde Rosa. “L’anno scorso l’IVA è stata abbassata su alcuni assorbenti, quelli bio e sulle coppette: un gesto importante, ma ancora non basta. Chiediamo che tutti i tipi di assorbenti siano soggetti a questa riduzione”, prosegue l’associazione. Elena Caneva, Coordinatrice area adv nazionale, policy e Centro studi di WeWorld, fa notare che “durante la pandemia le donne sono quelle che hanno pagato il prezzo più alto – in termini soprattutto di carico di cura e occupazione – e crediamo che questa discriminazione economica ancora più insopportabile in questo momento storico”.
La campagna, che ha raggiunto oltre 200mila persone in meno di un mese, conta tra le prime adesioni quelle di esponenti politici come Lia Quartapelle, Laura Boldrini, Valeria Fedeli, Valeria Valente, Paola Boldrini, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, Massimo Ungaro, Chiara Gribaudo, Stefania Ascari, ma anche scrittrici, giornaliste e attiviste, come Giada Sundas e Maura Gancitano di Tlon, Mamma di Merda, The Period, Takoua Ben Mohamed e Nicole Di Ilio; le sportive Elisa Di Francisca e Marta Pagnini e personaggi dello mondo dello spettacolo come Lo Stato Sociale, Jane Alexander, Jo Squillo, Elisa D’Ospina, Fanny Cadeo, Nadia La Bella.
Tampon tax, la situazione nel mondo
Secondo i dati raccolti da WeWorld, l’Italia è invece tra i pochi grandi Paesi occidentali a non essere intervenuto in maniera incisiva sulla questione del prezzo degli assorbenti e degli altri prodotti igienici femminili. A livello globale, democrazie come il Canada (2015), lo Stato di New York (2016), l’India (2018) e l’Australia (2019) hanno completamente abolito la tassazione su assorbenti, tamponi, coppette e spugne mestruali, altri Paesi europei sono intervenuti per ridurla, compatibilmente con la normativa Ue.
Il mercato degli assorbenti igienici in Italia vale circa 515 milioni di euro secondo i dati Nielsen, dunque – fa notare l’organizzazione – “l’intervento auspicato di riduzione dell’aliquota dal 22 per cento al 5 per cento necessiterebbe di una copertura di circa 72 milioni di euro, cifra ben al di sotto del tetto delle capacità di intervento del Parlamento sulla Legge di Bilancio”.
Leggi anche: 1. Boldrini a TPI: “Abbassare l’Iva sugli assorbenti è un primo passo per rimettere le necessità delle donne al centro” /2. “Il ciclo non è un lusso”: a Roma studenti e attivisti scendono in piazza contro la Tampon Tax /3. L’Iva sugli assorbenti è al 22 per cento, quella sui rasoi da barba al 4 per cento: una contraddizione tutta italiana /4. Chi ha deciso che le donne devono spendere più degli uomini?
Leggi l'articolo originale su TPI.it