Non tende a spegnersi il dibattito su Silvia Romano, sulla scelta di convertirsi all’Islam e persino sull’abito verde indossato dalla ragazza appena atterrata a Ciampino. La cooperante milanese, liberata dopo 18 mesi di prigionia, è finita al centro di aspre polemiche e insulti tanto che la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per minacce aggravate.
In questa campagna d’odio buona parte del merito spetta ai quotidiani Libero e Il Giornale che non hanno risparmiato pesanti titoli sul ritorno della ragazza rapita in Kenya a dicembre 2018. A loro si aggiunge anche la definizione che il leghista Alessandro Pagano ha dato questa mattina in Aula di Silvia Romano: una “neo-terrorista”.
Ma la polemica sulla giovane cooperante milanese si è trasferita immediatamente sui social e ha coinvolto anche i nomi più insospettabili. Tra questi c’è Nadia Riva, femminista storica di Milano, fra le fondatrici negli anni Ottanta del circolo Cicip & Ciciap – gruppo femminista fra i più influenti e fra i più radicali.
Riva ha pubblica su Facebook un post che ha scatenato un vero e proprio scontro tra femministe: “La struggenza di una donna sorridente in un sacco verde della differenziata”.
L’indumento indossato da Silvia Romano al suo ritorno in Italia dopo la liberazione dai suoi rapitori somali ha fatto storcere il naso ai più dichiarati progressisti. Ma la ragazza ha dichiarato di essersi convertita per “libera scelta” e si è mostrata in pubblico e davanti alla telecamere indossando un abito che ha scelto e desiderato. Si tratta in una veste che le copre interamente il capo fino ai piedi, lasciando scoperto solo il volto.
Al post di Nadia Riva è seguita una pioggia di commenti, alcuni anche molto polemici. “Si suppone che lei inizi a studiare il femminismo islamico. Potremo fornirle una prima lista di saggi. Cordialità”, scrive Giulia Valì. In un altro commento delle centinaia che si stanno accumulando sulle varie pagine dove Nadia Riva ha pubblicato la sua frase, si legge: “Io sono raggelata da questo post. Non ci trovo nulla di femminista, penso che chi lo ha scritto in questi termini percepisca esattamente come immondizia i corpi e le menti delle donne suo malgrado. Che orrore”.
“Questo commento uccide 30 anni di femminismo. Uccide la mia voglia di vivere da femminista radicale. Questo commento uccide. Uccide anche te, ti relega nelle sabbie mobili del patriarcato, da cui uscire da donne è impossibile. Addio”, commenta Cinzia Ci da Firenze.
Raggiunta al telefono da Repubblica la fondatrice del circolo femminista milanese spiega le sue intenzioni: “Ho scritto quelle frasi come provocazione, non è certo contro quella ragazza, non so perché l’hanno letto come un attacco a Silvia Romano: io mi propongo il tema del corpo delle donne che da una vita gli uomini cercano di cancellare – dice Nadia Riva -. Io ho avuto questo conato di tristezza e di dolore, vedendo questa giovane sorridente messa in un sacco come a volerla eliminare, cancellandone l’identità. Questo solo volevo dire, non attaccare lei, poi detto da me, evidentemente non mi conoscono come persona e come storia. Mai nella vita mi sarei sognata di attaccare la ragazza”.