L’ambasciata somala di Roma si trova al centro di una vera propria guerra diplomatica. Una situazione dai contorni estremamente delicati secondo gli inquirenti, che potrebbe riflettere sul suolo della Capitale quanto sta accadendo ora in Somalia. Nell’edificio infatti, situato nel quartiere Prati, da circa una ventina di giorni il nuovo diplomatico nominato da Mogadiscio si è barricato cambiando le serrature del civico 305 a Via dei Gracchi.
Come riporta Il Giornale, il nuovo arrivato che ha preso pieno possesso del villino risalente ai primi del Novecento è Ahmed Adbirahman Nur, cugino dell’attuale presidente della Somalia Mohamed Abdullahi Farmajo. Il suo predecessore, Mohamed Abdirahman Sheik Issa, tuttavia non aveva ancora terminato il suo mandato e ha segnalato il nuovo inquilino al Commissariato di Prati. Ora la procura ha avviato un’indagine per cercare di capire quanto è accaduto realmente e se l’occupazione notturna è avvenuta con il beneplacito di Mogadiscio.
Secondo le prime ricostruzioni, tutto ha avuto inizio la notte del 7 aprile, quando Ahmed Adbirahman Nur è entrato con la carica di ‘chargé d’affaires’ in quanto non ancora ufficialmente ambasciatore. Una volta dentro l’edificio, avrebbe fatto cambiare le serrature, occupandolo e sfrattando di fatto il suo predecessore, che la mattina seguente si è trovato chiuso fuori.
Inutili i tentativi di ricevere spiegazioni da parte di Issa, secondo cui il nuovo arrivato si sarebbe impossessato di documenti top secret custoditi nell’ambasciata. Rivolgendosi alle forze dell’ordine, l’ex inquilino avrebbe chiesto la “protezione diplomatica” poiché “in qualità di ambasciatore in carica la sua incolumità è in pericolo”, aggiungendo che la rappresentanza diplomatica si trova “in stato di sequestro”.