In montagna si freme: la neve è arrivata, le piste sono pronte ma i dubbi sulla riapertura sono ancora tanti e l’avvio della stagione invernale è appesa a un filo. Secondo il testo dell’ultimo dpcm gli impianti di sci dovrebbero riaprire il 7 gennaio, ma la data in questione rischia di slittare ancora. Il Cts ha bocciato le linee guida delle Regioni e la ripartenza potrebbe essere preceduta da una “rivalutazione della situazione epidemiologica” senza la quale non si potrà procedere. Valutazione che pesa molto in una Regione come quella del Veneto, dove preoccupa la curva dei contagi in risalita e si teme ancora di più un nuovo stop alla ripresa del settore sciistico. “Dobbiamo riaprire il 7 gennaio. Noi siamo pronti”, spiega a TPI Renzo Minella, presidente di Anef Veneto (Associazione nazionale esercenti funiviari), con il quale abbiamo fatto il punto della situazione a meno di dieci giorni dalla data che il Governo ha annunciato come possibile riapertura delle stazioni sciistiche italiane.
Qual è la situazione della ripartenza degli impianti da sci ora che il Cts ha bocciato il piano delle regioni?
L’apertura degli impianti non è decisa dalla regioni o dalla province ma dal governo nazionale seguendo le indicazioni del Cts e quest’ultimo ha il compito di fornire quelle che sono le linee guida per la ripartenza. Secondo l’ultimo Dpcm l’apertura è prevista il 7 gennaio, ma è subordinata al rispetto delle linee guida emanate dal Cts in accordo con la conferenza delle Regioni. Ora, proprio in questi giorni, il Piano formulato dalle regioni è stato rigettato dal Cts perché secondo gli esperti il protocollo delle regioni è ancora insufficiente e hanno aggiunto alcune puntualizzazioni. Ora iniziano altri passaggi “burocratici”: le regioni dovrebbero re-inoltrare un documento sufficientemente valido per il Cts. Il Cts lo rivaluta, ce lo rigira e a quel punto deve essere approvato dalla conferenza Stato Regioni.
La presidente nazionale dell’Anef dice che “riaprire il 7 gennaio è un’utopia”. Cosa ne pensa? In Veneto siete pronti alla riapertura?
Il discorso sulla riapertura del 7 gennaio è utopistico solo per i tempi lunghi che richiedono tutti questi passaggi burocratici. Ma dobbiamo sempre tenere conto che comunque, come da indicazioni del Cts, l’eventuale riapertura degli impianti è legata anche all’andamento epidemiologico regionale e nazionale. Si dice che gli impianti saranno aperti solo in zona gialla o se in zona arancione limitatamente ai residenti del comune che interessa l’impianto di risalita. Quindi per potere tornare a sciare dovremmo essere in zona gialla.
E specialmente in Veneto preoccupa la curva dei contagi in risalita…
Non aiuta in questo momento la risalita dei contagi in Veneto. Per quanto ci riguarda è chiaro che oggi noi aspettiamo una data di apertura e per quale sarà la data noi saremo pronti per ripartire. La neve è arrivata, le piste le abbiamo preparate e nel momento in cui ce lo diranno, chiaramente non dalla mattina alla sera, ma con un minimo di anticipo, possiamo metterci in moto e riaprire nel rispetto di quelle che saranno le linee guida che ci daranno.
Pensando anche a Cortina dove c’è appena stata la Coppa del mondo di snowboard e dove si terranno i Campionati del Mondo di sci immagino che le piste siano già pronte
Sì, noi siamo pronti a riaprire il 7 gennaio se ci facessero aprire. Anche perché l’aspetto agonistico è stato salvaguardato. Allenamenti e gare si stanno svolgendo regolarmente come le gare di Coppa del Mondo, ma non solo quelle. Siamo attivi con piste preparate e pronte. È chiaro che accogliere migliaia di turisti è un’altra cosa, ma in un momento come questo bisogna essere strutturati in modo preciso.
Quanto tempo vi serve indicativamente per mettere in funzione tutto? Quattro/cinque giorni sono sufficienti. Non di più. Anche perché qui in Veneto abbiamo lavorato sempre queste settimane. Abbiamo preparato tutto e siamo sempre stati sul pezzo.
E a sostegni economici come siete messi? Sono previsti ristori immediati anche al comparto sciistico?
Noi abbiamo fatto tutte le pressioni attraverso le varie correnti politiche per un riconoscimento significativo per i fatturati persi. Pensiamo a dicembre ma adesso pensiamo anche alla prima quindicina di giorni di gennaio, questi sono periodi molto importanti che pesano sui nostri bilanci in modo significativo. Lo stop fino al 7 gennaio costa alle piste venete il 40% del fatturato. E ci aspettiamo che il governo ci dica quanto prima di quanto potrà essere questo sostegno per mantenere in vita le nostre società per tenerle pronte non tanto per la ripartenza di quest’anno, che sarà comunque in perdita secca, ma per la prossima stagione estiva e soprattutto per quella invernale.
Indicativamente come si potrebbe organizzare una riapertura degli impianti in sicurezza? Skipass, seggiovie, funivie come saranno gestiti? E i rifugi? Saranno chiusi o aperti?
Questo il Cts non lo dice. Uno dei nostri dubbi è proprio quello di capire se i rifugi saranno aperti con la modalità dell’apertura della stagione estiva, e quindi con le limitazioni di un normale ristorante in città, oppure chiusi come è successo in Austria. Per quanto riguarda la portata, invece, sarà limitata al 50% nelle cabine chiuse e mantenuta al 100% sulle seggiovie. Il problema da affrontare è il tema del contingentamento che è quello sul quale ancora nessuno si è espresso. Noi esercenti abbiamo delle idee da sottoporre e che sottoporremo alle nostre regioni per un eventuale gestione del contingentamento che ancora non è stato chiarito. Si può fare un ragionamento di limitazione percentuale sulla portata oraria degli impianti che esistono su un’area ben definita. Questa potrebbe essere una delle regole affiancata ad altri accorgimenti che potrebbero garantire una limitazione delle persone in pista e quindi dell’accesso agli impianti.
Comunque le condizioni per ripartire in sicurezza ci sono?
Noi pensiamo di sì. C’è da tenere conto che ci sarà anche un calo di presenze naturali dato dalla mancanza del mercato straniero e anche una limitazione perché passato Natale e Capodanno avremmo forse qualche assembramento maggiore nei sabati e nelle domeniche, ma durante la settimana la situazione sarà abbastanza tranquilla. Non è da confrontare come una stagione normale senza Covid. Ci saranno comunque meno persone.
Il presidente Anef dell’Alto Adige oggi ha detto che se non si riuscisse ad aprire il 7 gennaio, in Alto Adige gli impianti apriranno comunque l’11 seguendo a quel punto la legge provinciale e muovendosi in autonomia
L’Alto Adige lo può fare sulla base dell’autonomia che caratterizza l’Alto Adige, le altre regioni non credo che possano farlo.
Ma questo potrebbe creare una sorta di disparità tra le regioni italiane alpine. Tanti turisti potrebbero decidere di andare a sciare in Alto Adige se lì gli impianti apriranno prima
Non conosco l’applicazione di questa norma. Non so se effettivamente una regione autonoma possa deliberare in questo senso su una materia di carattere generale come quella della riapertura degli impianti da sci. E poi non so come si potrebbero confrontare le regioni limitrofe.
E con le altre regioni, invece, siete abbastanza allineati?
Sì con le altre regioni a statuto ordinario siamo abbastanza allineati. Piemonte, Lombardia, noi del Veneto e Friuli siamo allineati.