Una delle più grandi crisi ambientali sta colpendo la Sardegna. L’isola è devastata dagli incendi: 20mila gli ettari in fumo di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati ridotti in cenere, aziende agricole devastate, case danneggiate, 1.500 persone sfollate. L’Italia ha rivolto un appello all’Ue per i canadair, perché quelli disponibili non bastano a spegnere i roghi. Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha espresso la propria piena solidarietà a tutta la popolazione colpita e sostegno a quanti senza sosta si stanno prodigando negli interventi di soccorso. La giunta regionale sarda, convocata con urgenza in serata dal presidente Christian Solinas, ha dichiarato lo stato di emergenza.
È pesantissimo il bilancio del gigantesco rogo scoppiato sabato sera nel Montiferru, nell’Oristanese. Le fiamme, si pensa appiccate dolosamente sono partite da un’auto fra Bonarcado e Santulussurgiu e si sono propagate a un’azienda agropastorale. Il vento e le alte temperature (fra i 35 e i 40 gradi) hanno attizzato i fuochi. Il sospetto è che una o più persone abbiano innescato altri roghi, poi confluiti in un unico immenso incendio. “Questi gesti folli — è convinto Antonio Flore Motzo, sindaco di Scano Montiferro — sono di criminali che vogliono colpire e devastare”. Non è ancora stato possibile fare una stima precisa visto che il fuoco, dopo aver percorso circa 50 chilometri dall’Oristanese all’Ogliastra non è stato ancora domato e continua a minacciare case e aziende.
Al lavoro per tentare di contrastare le fiamme ci sono 7500 uomini tra Corpo forestale, Vigili del fuoco, Protezione civile, volontari, ma anche Croce Rossa Italiana, Carabinieri e Polizia di Stato, in volo sette Canadair, più due in arrivo dalla Francia richiesti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 11 elicotteri della flotta regionale, tra i quali il Super Puma, un elicottero dei vigili del fuoco e uno dell’Esercito, ma la situazione resta ancora molto difficile. Sono trascorsi quasi 27 anni dall’ultimo rogo scoppiato nel Montiferru: era l’agosto del 1994.
Le alte temperature e il vento hanno alimentato il fuoco che si è velocemente propagato circondando prima Santu Lussurgiu e poi spostandosi a Cuglieri. Il piccolo paese è stato assediato dalle fiamme per tutta la notte: 200 le persone sfollate. Con loro anche tutti gli abitanti di Sennariolo, 155 persone, che si trova a pochi chilometri e dove gli tessi cittadini di Cuglieri avevano trovato rifugio. All’alba sono ripresi i lanci d’acqua dal cielo, ma dopo una lieve tregua, con il passare delle ore e con l’aumento delle temperature e della forza del vento, le fiamme hanno ripreso vita trasformando tutta l’area in un inferno. Il fronte del fuoco si è spostato raggiungendo Porto Alabe.
Le fiamme hanno anche raggiunto Scano Montiferro, dove sono state evacuate alcune abitazioni e sfollate 400 persone, tra le quali anche gli ospiti di una struttura per anziani e Borore nel Nuorese con altre trenta famiglie allontanate. Un’emergenza continua, con i centralini di Protezione civile e vigili del fuoco presi d’assalto dai cittadini.
Per tutta la giornata si sono susseguite le riunioni operative tra i vertici delle forze al lavoro per l’emergenza: lo stesso presidente della Regione, Christian Solinas è nella sala operativa della Protezione civile per coordinare e seguire le operazioni. Il governatore ha annunciato che scriverà al presidente Draghi per chiedere al Governo “un sostegno economico immediato per ristorare i danni e che una quota del PNRR sia subito destinata alla Regione per un grande progetto di riforestazione. Anche la Giunta regionale si è riunita, con tutti i sindaci delle zone colpite, ed è pronta a chiedere lo stato di calamità. “Non è ancora possibile effettuare una stima dei danni causati dagli incendi – ha evidenziato ancora il presidente della Regione -, ma si tratta di un disastro senza precedenti”.