La Sardegna preda dei rich kids che importano il Covid
Sulla Sardegna, presunto “nuovo epicentro del contagio da Covid” è in corso in queste ore una farsesca campagna di mistificazione mediatica. L’isola, come è noto, è rimasta sempre sotto R1, quasi non toccata dall’epidemia, da gennaio fino a una settimana fa, quando alcuni singoli comuni, anzi – diciamo meglio – alcuni noti locali in alcuni ben noti comuni, sono stati presi d’assalto da un paio di bande di “rich kids” sfaccendati ed idioti segnati da tre caratteristiche decisive e lampanti: contenuto virale alto, distanziamento sociale basso, tasso intellettivo zero. Gente pericolosa, dunque, per sé e per gli altri. Alcune località mondane dell’isola sono state attraversate da plotoni di sfigati che bisbocciano nei peggiori non-luoghi d’Europa, disegnando in questo modo, con le loro peregrinazioni selettive, la cartina di un non-stato del divertimento e del lusso, che è delimitato da quattro confini ideali: un pezzo di incolpevole Costa Smeralda, Formentera, Biarritz, Capri (tutte altrettanto incolpevoli) e il certificato di cittadinanza del nulla che alberga nei loro crani.
È un mondo di eccessi, di discoteche sballate, di pasticche deglutite, e di papini generosi che pagano, di tavoli da settemila euro a sera, di aerei privati noleggiati per proteggere le creature facendole volare isolate dai normali viaggiatori di linea. A questo polverone si è aggiunto un episodio circoscritto in un villaggio turistico (con il conseguente e normalissimo strascico di una mini-quarantena) e qualche tampone positivo a macchia di leopardo. Ciononostante, l’isola che rappresenta il territorio geologico più antico d’Europa, da un punto di vista statistico ha sopportato anche questo pellegrinaggio di sfigati-griffati come nulla fosse: ad Alghero, cittadina che d’estate quintuplica le sue presenze, è stato trovato un solo positivo asintomatico – uno! – peraltro posto subito in isolamento. Nell’isola si sono registrati solo 14 ricoverati in strutture ospedaliere, un po’ meno di uno ogni centomila abitanti, se non fosse che si tratta quasi in ogni caso di turisti, arrivati in Sardegna già infetti, perché avevano incubato il virus prima. Nel Lazio – solo per dire – sono 265, cinque su centomila.
Ma basta questo per far mobilitare qualche assessore zelante in cerca di visibilità mediatica, per accendere titoli di scatola e parlare di regione “infetta”, quando i numeri sono quelli che abbiamo ricordato, spalmati su una popolazione di un milione e mezzo di persone, nemmeno lontanamente accostabili a quelli della Lombardia, che siccome è la sede dell’editoria italiana, nessuno ha mai proposto di chiudere (anche quando forse era necessario). È dunque il Covid una malattia asimmetrica, gestita da una casta di tecnici screditati, abituati allo slogan orwelliano secondo cui tutti i contagi sono uguali, ma alcuni sono di certo più uguali? Dopo ognuno di questi titoli, in un’isola che vive di turismo, si cancellano cento prenotazioni. E in questa stessa isola ogni titolo allarmistico del tipo “La Sardegna spaventa” produce centinaia, migliaia di cancellazioni delle prenotazioni da qui a settembre, in un effetto click che si autoalimenta in un circolo vizioso.
Oggi, poi, ci si è spinti persino nel bollettino ufficiale fino al capolavoro (si fa per dire). Non torna, infatti, il dato dei tamponi, che secondo l’ultimo bollettino diffuso nel pomeriggio sarebbe stato pari a 348.580. Un numero evidentemente sbagliato se si pensa che il giorno prima i tamponi erano stati 77.674. Il solo Molise nelle ultime 24 ore avrebbe fatto 281.368 esami, portando il totale dei tamponi effettuati nella regione a 312.454: peccato che nessuno, compilando questo bollettino, abbia riflettuto sul fatto che il numero totale degli abitanti della Regione supera di poco i 305mila. Nessuno stima gli ordini di grandezza (in primo luogo nelle redazioni) e nessuno accetta l’idea che contagiato (asintomatico) non significa “malato”.
In Lombardia ci sono (e mi dispiace) 5mila persone in isolamento domiciliare, in Emilia Romagna 1.800, in Veneto 1.900, ed è la Sardegna (con 243 isolati) che “spaventa”? Mi vergogno di molti colleghi: approssimativi, superficiali, confusi, o semplicemente analfabeti. Tocchiamo ferro, facciamo i migliori auguri a tutti, ma se l’80 per cento di questi pochi contagiati sono turisti (e ci dispiace), se i ricoveri in terapia intensiva sono zero, e se i ricoverati con sintomi sono 14, la Sardegna deve sì spaventare: ma soltanto gli imbecilli.
Leggi anche: 1. Cosa cambia con le linee guida dell’ISS per la riapertura delle scuole / 2. Coronavirus in Sardegna, il racconto di una ragazza di Milano: “Noi, 14 amici tutti positivi dopo le nottate nell’isola” / 3. Fontana: “Il Covid? Con l’autonomia la Lombardia avrebbe evitato molti errori” / 4. Rita Dalla Chiesa: “Basta aggredire la Sardegna, era pulita e ora l’avete infettata”