Saman, la macabra riunione della famiglia per ucciderla: “Dobbiamo farla a pezzi”
“Faccio piccoli pezzi e se volete porto anch’io a Guastalla. Buttiamo là, perché così non va bene”. Lo avrebbe detto lo zio di Saman Abbas, la ragazza pachistana uccisa dalla propria famiglia per essersi opposta a un matrimonio combinato con un cugino di 11 anni più grande, durante una riunione in cui i parenti decisero come avrebbero fatto sparire il corpo della diciottenne. Lo zio, il 33enne Danish Hasnain, è attualmente ricercato insieme a un cugino e i genitori della ragazza, sospettati tutti di essere fuggiti all’estero, tra Spagna e Pakistan.
A ricostruire quanto dichiarato alla riunione, tenuta nel pomeriggio dello stesso giorno in cui la diciottenne è scomparsa, il 30 aprile, è stato il fratello minorenne della vittime, citato nell’ordinanza del tribunale del riesame di Bologna. All’incontro, tenuto nel casolare bianco a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, in cui viveva la famiglia degli Abbas, lo zio e altri parenti avrebbero parlato delle modalità con cui far sparire il cadavere della vittima, facendolo a pezzi. Lo zio parla di Guastalla, a dieci chilometri da Novellara e non distante dalle anse del Po, a indicare che la ragazza potrebbe essere stata gettata nel fiume.
Già la sera del 29 aprile, lo zio e due cugini avevano scavato nei pressi dell’abitazione una fossa in cui gettare il cadavere, come mostrato in un filmato ripreso dalle telecamere di sorveglianze. Uno dei due cugini presenti, il 28enne Ikram Ijaz, è anchel ‘unico indagato attualmente in carcere per l’omicidio, mentre gli altri parenti coinvolti sono latitanti. Il tribunale del riesame ha respinto il suo ricorso, confermando la partecipazione alla fase preparatoria dell’omicidio. Secondo il tribunale infatti, l’ipotesi “più probabile e qualificata” è che i due cugini “abbiano anche partecipato alla materiale esecuzione dell’omicidio”, aiutando lo zio.