Salvini migranti – Schedare chi sbarca, con fotosegnalamento e raccolta di impronte digitali – come previsto dalle procedure di identificazione di polizia – ma senza condividere le informazioni con gli altri paesi dell’Unione europea.
Sarebbe questa l’arma segreta di Matteo Salvini per rispondere a quell’Europa che, a suo dire, si fa sentire solo per chiedere soldi e, quando è il momento di risolvere problemi, “brilla per il suo nulla”.
Sì, perché se “sapere è potere”, come diceva Francis Bacon nel XVI secolo, non condividere con gli altri membri Ue i dati relativi alle identificazioni “scardinerebbe il sistema Schengen” facendo saltare il Trattato di Dublino, come riassumono fonti interne al Viminale.
Salvini migranti | Scardinare il Trattato di Dublino
L’obiettivo? Impedire che l’Italia venga considerata il “primo approdo” dei migranti in arrivo, trasformando quelli che giungono su suolo italiano in fantasmi, potenzialmente liberi di vagare in tutto il continente e di andare a chiedere asilo dove preferiscono.
Secondo il Trattato di Dublino, al contrario, una persona è tenuta a inoltrare domanda d’asilo internazionale nel primo paese europeo dove fa ingresso.
Una sfida non da poco, quella lanciata a Bruxelles: complice l’estate, gli “arrivi fantasma” tramite piccole imbarcazioni che approdano sulle spiagge alla spicciolata sono in aumento: nell’ultimo mese, solo a Lampedusa, si parla di circa 300 persone. Senza contare chi attraversa la frontiera italiana a piedi, passando dal Friuli-Venezia Giulia.
Salvini migranti | Stop a Schengen e pattugliamenti misti sul confine italo-sloveno
Salvini rimarca con ironia le conseguenze del suo piano: “È iniziata la stagione. I prossimi migranti possono andarsene in Costa Azzurra oppure a Mykonos, o anche ad Ibiza”, dice.
Ma la strategia estiva antieuropeista del vicepremier leghista non si fermerebbe qui: inquietato dalla prospettiva che nuovi clandestini arrivino dai Balcani, al governatore friulano Massimiliano Fedriga ha promesso l’uso di maniere forti: disporre pattugliamenti misti – della polizia italiana e di quella slovena – sul confine, per cominciare.
Ad incrementare le restrizioni in ambito migratorio, anche la possibilità di chiedere la sospensione del trattato di Schengen – come fanno Francia e Germania ormai da 3 anni – e schierare le forze dell’ordine lungo le frontiere del Belpaese.
Salvini migranti | Come Orbán
C’è poi l’idea di costruire un vero e proprio muro, sul modello della barriera in filo spinato fatta erigere dall’ungherese Viktor Orbán. Ma quest’ipotesi sembra al momento la meno praticabile, se non altro perché il confine italiano in Friuli-Venezia Giulia si estende per oltre 230 chilometri.
È al vaglio anche la proposta di allestire proprio in Friuli-Venezia Giulia un hotspot, ossia un centro di smistamento degli stranieri, all’interno di una caserma: faciliterebbe le procedure di identificazione ed eventuali respingimenti.
Salvini migranti | Il caso Sea Watch
Tutto ciò mentre continuano le trattative tra Bruxelles e la Farnesina per risolvere la situazione circa la Sea Watch, la nave dell’ong tedesca che batte bandiera olandese e che nel pomeriggio di ieri, 26 giugno, ha infranto il blocco imposto a Lampedusa entrando in acque italiane.
Ha a bordo 42 passeggeri: Salvini auspica che una metà di loro venga accolta in Germania e l’altra metà in Olanda. Nella Penisola rimarrebbero solamente i minori. L’equipaggio dell’imbarcazione, guidato dalla capitana 31enne Carola Rakete, rischia di essere indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma sembra esclusa la possibilità di procedimenti penali più gravi.
Per ora pare impossibile il sequestro della nave: secondo il nuovo decreto sicurezza, il prefetto può ordinarlo soltanto se c’è la reiterazione di un reato. Non è questo il caso, perché è la prima volta che Sea Watch compie un’azione di forza – violare il blocco a Lampedusa, appunto – da quando la legge è entrata in vigore.
“Sappiamo cosa rischiamo, ma la situazione a bordo è disperata e siamo in stato di necessità”, aveva dichiarato ieri Rakete prima di navigare in acque tricolori. “Ho la responsabilità di 42 persone salvate in mare e loro non ce la fanno più a resistere così. Le loro vite sono più importanti di qualsiasi gioco politico”, spiegava.