“Per i vermi violentatori di Catania, che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rompe così il silenzio sul caso che ha scosso la città etnea riproponendo un vecchio cavallo di battaglia della Lega.
Proclami già ascoltati dopo i casi di Desirée, a Roma, e di Piacenza, lo scorso luglio. Un “post” ricorrente, classico commento “da Facebook”, che viene da lontano.
Era il 2015 quando la “castrazione chimica” fece la comparsa, per la prima volta, sulla bacheca di quello che oggi è il “responsabile” della sicurezza in Italia.
“CASTRAZIONE CHIMICA per strupratori e pedofili. Da anni viene utilizzata come cura negli Stati Uniti, in Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Spagna, Polonia, Inghilterra. La Lega la propone da tanto tempo anche in Italia”.
Stesso annuncio dopo il caso di Rimini, dove una turista polacca venne stuprata da un “branco” sulla spiaggia romagnola: “Ci sono quattro vermi ricercati. Se li prendono, la galera non basta, sono stanco di ripeterlo: castrazione chimica, e non lo fanno più”.
Il leader leghista si è mostrato “duro” anche quando a stuprare è stato un minorenne. “Se colpevoli, minorenni o no, castrazione chimica e poi a casa loro!”, aveva scritto, sempre dopo il caso di Rimini.