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    Salerno, perde il controllo del motorino e si schianta sull’asfalto: muore a 33 anni la giornalista Marta Naddei

    Forse una folata di vento, forse una buca: ancora non sono chiare le motivazioni che hanno destabilizzato il moto di Marta Naddei, morta dopo lo schianto sull'asfalto a Salerno

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Dic. 2019 alle 10:35 Aggiornato il 29 Dic. 2019 alle 12:04

    Salerno, incidente col motorino: muore a 33 anni la giornalista Marta Naddei

    Stava rientrando a casa sul suo motorino ma è rimasta vittima di un fatale incidente: Marta Naddei, 33 anni, giornalista di Salerno ha perso il controllo del suo scooter e si è schiantata contro l’asfalto sul lungomare Marconi.

    L’incidente è avvenuto intorno alle 3.30 della notte tra il 27 e il 28 dicembre. La giovane campana, firma de “Le Cronache” e “L’Ora di Cronache”, è deceduta nel pomeriggio del 28 dicembre.

    Trasportata d’urgenza all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, i medici l’hanno ricoverata in rianimazione, facendo il possibile per salvarla.

    La giornalista Marta Naddei se ne va lasciando il suo nome legato a numerose inchieste e al libro “Il sistema Salerno – La cupola del potere tra politica e imprenditoria”, scritto a quattro mani insieme al collega Andrea Pellegrino.

    “Marta se n’è andata e nessuno ci crede. Marta aveva 33 anni. Ma sapeva averne 60 quando rifletteva sul senso della vita e delle cose e 16 quando prendeva in giro qualcuno con quel sarcasmo che ci mancherà da morire. Marta aveva la testa dura, aveva il suo modo di fare ed interpretare le cose. Aveva anche un cuore enorme, sempre pronta a dare una mano a chi gliela chiedeva, senza guardare l’orario o la testata di appartenenza”: sono le commoventi parole della giornalista e amica Carmen Incisivo che scrive così sul Mattino.

    “Marta amava le t-shirt di gruppi musicali – ne aveva a decine e le esibiva con fierezza precisando “voi non capite niente” – e i guanti con le dita tagliate a metà, prendeva il caffè con due bustine di zucchero ed era l’unica deputata a pagarlo, il caffè. Aveva fatto del suo mestiere la sua ragione di vita”.

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