Niente minigonna a scuola, la vicepreside si difende
La vicepreside del Liceo Socrate di Roma protagonista della polemica sulla minigonna a scuola ha cercato di chiarire il senso del consiglio dato alla sua studentessa in un’intervista a Repubblica. La frase che ha scatenato la dura reazione delle alunne e un’ondata di indignazione, è stata “Niente minigonna a scuola, sennò ai prof gli cade l’occhio”. Le studentesse hanno gridato al sessismo e organizzato una protesta, sostenendo che il loro corpo non poteva essere ridotto a un oggetto. Ma ora la vicepreside si è difesa: “È stato un discorso di sguardi, ho semplicemente trasmesso loro quello che stava accadendo a me in quel momento. La persona che hanno di fronte, anch’essa costretta a una posizione fissa per via del distanziamento, si può trovare durante il suo lavoro a dover decidere di direzionare il suo sguardo a destra e a sinistra, in alto e in basso. E potrebbe trovarsi difficoltà nel pensare di posare questo sguardo in un punto che gli crea imbarazzo”, ha affermato.
“Nel 2020 vorrei che il messaggio fosse di una reale parità tra i generi che non passa attraverso i centimetri degli indumenti ma attraverso le possibilità che le donne accedano alle stesse possibilità lavorative degli uomini. In questo senso, da madre di due figlie, mi sento molto femminista”, ha assicurato. Il senso del suo richiamo, ha spiegato la vicepreside, era quello di “Cercare di immedesimarsi nell’altro e nell’altra”. “Anche nell’altra, perché questo è un discorso che vale per tutti i docenti, uomini e donne. Tutti si potrebbero trovare in una situazione di difficoltà”, ha assicurato la donna al quotidiano. “Mi dispiace che questo equivoco non sia stato chiarito sul nascere”, ha aggiunto.
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