Andrea Persi, 46 anni, è l’agente della Polfer che alle 4 di mattina di mercoledì 24 agosto ha travolto e ucciso Simone Sperduti, il ragazzo di nemmeno vent’anni che sognava di diventare un vigile del fuoco come il papà. L’uomo, durante l’udienza di convalida del fermo a piazzale Clodio a Roma, ha consegnato al giudice per le indagini preliminari, Anna Maria Gavoni, la lettera che ha scritto ai genitori della vittima . “Mi inginocchierei ai piedi per chiedervi perdono. Ho paura, so che voi ne avete più di me. Ho sbagliato, cavolo ho sbagliato. Avrei voluto morire io. Dovevo morire io. Vi chiedo perdono”, si legge. Quella mattina, Persi ha guidato ubriaco e drogato la sua Opel Meriva in via Prenestina, a Roma. Arrivato all’altezza dello svincolo per il Grande raccordo anulare, l’agente ha svoltato a sinistra e ha preso in pieno Simone che era a bordo del suo scooter, una Honda Sh 300.
Già nel 2009 e nel 2014, Persi si era messo alla guida ubriaco e drogato. Questa volta aveva anche la patente scaduta da quattro anni.
“Niente vi ridarà più vostro figlio, ma io farò qualsiasi cosa possa aiutarvi. Vi chiedo perdono, e a Dio. Avrei dovuto morire io. Ho il cuore in pezzi, ma so che è nulla rispetto a quello che state provando voi. Odiarmi è il minimo”, si legge ancora nella lettera che il poliziotto ha inviato alla famiglia. Secondo il suo l’avvocato, Pamela Strippoli, “ha ben capito le sue responsabilità”. Ha anche spiegato che non si è sottratto alle domande del gip ammettendo di aver guidato ubriaco e drogato. L’uomo si era allontanato dal lavoro per problemi di salute, ha spiegato l’avvocato, e sarebbe dovuto tornare in servizio il 24 ottobre. Persi, che è accusato di omicidio stradale aggravato, resta in carcere. Il gip ha convalidato l’arresto.