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    Roma, il Sapienza Pride nella città universitaria

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 22 Mag. 2021 alle 13:18 Aggiornato il 22 Mag. 2021 alle 13:18

    Ieri, 21 maggio, Link Sapienza, Prisma – Collettivo LGBTQIA+ Sapienza e Taboo – Collettivo Transfemminista e di genere della Sapienza hanno organizzato il Sapienza Pride, che ha visto radunarsi i collettivi universitari e centinaia di studenti e studentesse a Piazzale Aldo Moro. A questo è seguito un corteo dentro la Sapienza, che ha toccato tutte le facoltà e il rettorato, con interventi, musica del Frente Murguero Romano e la partecipazione straordinaria di una madrina d’eccezione, la drag queen Cristina Prenestina.

    L’esperienza del Sapienza Pride ha completato FUORI: il Festival LGBTQIA+ giunto ormai alla terza edizione e composto da cinque giornate in cui si sono toccati vari temi legati al mondo LGBTQIA+ e del femminismo. “La Sapienza, nonostante si faccia capolista nella lotta alle disuguaglianze, di fatto è ancora fortemente piena di dinamiche che rendono alla nostra comunità la vita molto difficile. A partire da episodi di discriminazione omofobe da parte dei docenti, alla carriera Alias ancora patologgizzante per arrivare ad alcune scelte fortemente contestate da tante associazioni LGBTQIA+ come la nomina della consigliera di Fiducia Simonetta Matone, questione su cui la Rettrice Antonella Polimeni non ha mai scelto di esprimersi. Per questo abbiamo bisogno del Pride, perché esistiamo e vogliamo ricordarlo.” dichiara Thomas Clist, del collettivo Prisma.

    La Rettrice, il 17 Maggio, giornata internazionale contro l’omolesbobitransintesexafobia ha organizzato un seminario “Sapienza per la pari dignità e contro le disuguaglianze” per mettere in luce la tematica, senza però coinvolgere né le studentesse e gli studenti, né l’unico collettivo LGBTQIA+ presente in università. “Rifiutiamo l’ottica proposta in questo momento dalla Sapienza, che vorrebbe ridurre la lotta del movimento LGBTQIA+ solo ad un tentativo di conquista di diritti civili e tantomeno accettiamo l’idea che questo aspetto sia l’unico considerato per la formazione di studenti e studentesse.

    Il Festival LGBTQIA+ e il Sapienza Pride sono necessari nel momento in cui l’università prova ad appiattire le istanze che la comunità richiede a gran voce. Soprattutto, in un momento in cui l’università risulta essere un luogo chiuso, inattraversabile e difficilmente agibile. Dopo un anno di cancellazione dei nostri corpi, abbiamo bisogno di riprendere ad attraversarli, autotutelandoci, perché il distanziamento fisico non deve essere anche sociale e l’università senza le e gli studenti non può esistere” continua in una nota Lucia Scaldarella, Coordinatrice di Link Sapienza.

    Anche il collettivo Taboo si è unito alla costruzione del Festival e del Sapienza Pride: “Come collettivo transfemminsita e femminista intersezionale crediamo necessario un ripensamento della didattica in università. In quest’anno abbiamo costruito un piano che fosse di contrasto alle violenze, ma la risposta dell’università è stata solo parziale e superficiale. Saperi liberi e istruzione sono gli unici strumenti per cambiare tutto, passando soprattutto dal riconoscere ogni violenza su subalternità e identità non conformi come sistemica. Vogliamo una didattica transfemminista, queer, antirazzista e antifascista perché partire dalla formazione è indispensabile.”

    Qui l’evento Facebook del Sapienza Pride: https://fb.me/e/Jo8Y3Ocw 

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