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    L’Italia che calpesta la morte di Regeni: tra il 2018 e il 2019 Roma ha addestrato la polizia egiziana

    Credit: Ansa foto - Foto di repertorio
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 18 Mar. 2021 alle 17:48

    Gli specialisti del Ministero dell’Interno e del Dipartimento della Polizia di Stato hanno formato ed addestrato in Sardegna – tra il 2018 e il 2019 – la polizia facente capo al presidente egiziano  Al Sisi. Lo riportano diversi media italiani facendo riferimento ad alcuni ordini di spesa rinvenuti nell’archivio della Polizia di Stato consultabile online.

    Antonio Mazzeo scrive su Africa-Express che la più recente attività addestrativa, su cui il Viminale ha mantenuto ad oggi il massimo riserbo, si è tenuta presso il Centro di Addestramento e Istruzione Professionale della Polizia di Stato di Abbasanta, Oristano, nel periodo compreso tra il 14 gennaio e il 2 febbraio 2019.

    Autorizzata dalla Direzione Centrale Servizio di Immigrazione con nota dell’8 gennaio e dalla Direzione Centrale Istituti di Istruzione (21 dicembre 2018) nell’ambito dell’ “accordo di cooperazione bilaterale Italia-Egitto”, la formazione è consistita in un Corso in materia di Tecniche di scorta, sicurezza e protezione di soggetti a rischio per un imprecisato numero di operatori della Polizia egiziana. In vista dell’organizzazione della suddetta attività, il direttore del Centro addestrativo della Polizia di Abbasanta, Antonio Pigozzi, ha deliberato di affidare la copertura assicurativa per i frequentatori egiziani del corso all’agenzia di Chieti delle Assicurazioni Generali, “dati i risvolti di cooperazione internazionale fra corpi di Polizia e l’urgenza con cui portare a termine il servizio”.

    Fa specie che una notizia di questa portata sia stata tenuta sotto silenzio per tutto questo tempo. Di certo irrompe nel già complesso quadro delle relazioni tra i due Paesi, dopo che – come è ormai noto – l’Egitto ha confermato di non collaborare nel processo sulla morte del ricercatore Giulio Regeni, avvenuta al Cairo 5 anni or sono. Ma se il dossier Regeni sembra ormai archiviato per il governo italiano, pesano le costanti violazioni dei diritti umani che vanno avanti in Egitto. Tra le notizie più recenti, c’è la condanna emessa da un tribunale del Cairo verso l’attivista egiziana Sanaa Seif a un anno e mezzo di carcere per le accuse fasulle di “diffusione di notizie false”, “uso improprio dei social media” e “offesa a un pubblico ufficiale in servizio”.

    Sanaa Seif era stata arrestata il 23 giugno 2020 da agenti in borghese mentre stava entrando negli uffici della Procura del Cairo per denunciare un’aggressione subita il giorno prima, quando si trovava di fronte alla prigione di Tora in attesa che le venisse consegnata una lettera del fratello Alaa Abdel Fattah, lì detenuto. L’imbarazzato silenzio del Viminale sui corsi in Sardegna per i poliziotti egiziani è stato probabilmente frutto di questo quadro a dir poco preoccupante.

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