Roma, fuga di migranti dal Centro di espulsione di Ponte Galeria – Dodici migranti fuggono dal Cie (Centro di identificazione e di espulsione) di Ponte Galeria, a sud-ovest di Roma. La rivolta è iniziata venerdì 5 luglio, in tarda serata. I migranti hanno sfondato le porte e scavalcato le recinzioni fuggendo nelle campagne cirscostanti. Le ricerche della polizia sono già scattate ed è stata aperta un’inchiesta.
Roma, fuga di migranti dal Centro di espulsione | il comunicato del Sap e il Cie di Ponte Galeria
A rendere nota la notizia è il Sindacato autonomo della polizia (Sap) che in un comunicato ha espresso “solidarietà ai colleghi del Reparto mobile e dell’Ufficio immigrazione”. I migranti si lamentavano delle condizioni in cui venivano tenuti nel centro, hanno iniziato a protestare tagliando materassi e sfondando alcune porte. È nel caos della ribellione, di cui restano da accertare le cause, che dodici persone sono riuscite a fuggire.
La struttura a sud di Roma si trova a due passi dall’aeroporto internazionale di Fiumicino. L’edificio era stato riaperto pochi mesi fa, a maggio, dopo che nel 2015 era stato danneggiato sempre a seguito di una rivolta di alcuni migranti ospitati all’interno del centro. Allora i tentativi di suicidio e autolesionismo dei migranti erano all’ordine del giorno e dopo una visita i Radicali dichiararono che “gli ospiti del centro erano detenuti in condizioni disumane”. Sempre nel 2014 c’erano stati altri episodi di protesta. Scioperi della fame e migranti che per denunciare i tempi di detenzione troppo lunghi si erano letteralmente cuciti la bocca.
Cosa sono i Cie (Centri di identificazione e di espulsione)
I Centri di permanenza per il rimpatrio sono strutture di reclusione dove gli stranieri vengono trattenuti in attesa dell’identificazione e dell’espulsione. Furono introdotti in Italia dalla legge Turco-Napolitano del 1998. Con il governo Gentiloni arriva poi la decisione di costruire un centro di questo tipo per ogni regione in modo da facilitare i rimpatri.
Tra le persone in fuga secondo quanto riporta Il Messaggero ci sarebbe anche un soggetto monitorato per “rischio terrorismo” dal Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Sulla vicenda si è pronunciato Massimiliano Cancrini, della segreteria provinciale del sindacato di polizia: “Incontrerò il Questore e gli chiederò di separare meglio gli ambienti interni dall’esterno e di rinforzare la struttura”.