Un’iniziativa organizzata allo scopo di raccogliere fondi per i terremotati è costata cara al Comitato di quartiere di Villa Fassini, nella periferia romana di Casal Bruciato. A cinque anni di distanza da quella “amatriciana solidale” al parco, per la quale non erano stati richiesti i necessari permessi alle autorità, il bilancio è più che amaro: a fronte di 1.290 euro donati al comune di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), colpito dal sisma del Centro Italia l’agosto 2016, le multe che hanno colpito il gruppo di cittadini ammontano a un totale di oltre 7mila euro. È stato respinto infatti il ricorso gerarchico che il Comitato di quartiere aveva proposto nei mesi successivi contro le multe e, a pochi giorni dalla prescrizione, è arrivato il conto (salato) da pagare.
“Il comitato è un’associazione registrata, senza scopo di lucro e senza patrimonio”, spiega a TPI Daria Dickmann, presidente del comitato, che per via del suo incarico risponde a livello personale delle sanzioni. Dickmann – ironia della sorte – non era a Roma in quei giorni di settembre e non ha partecipato direttamente all’organizzazione dell’evento. “Sicuramente non è stata un’iniziativa avveduta”, ammette la presidente del comitato, “Non è stato controllato bene ciò che doveva essere fatto, perché si è agito sulla base della spinta solidale del momento”.
In quei mesi, è bene ricordarlo, le iniziative di “amatriciana solidale” sono state moltissime in tutta Italia. “Subito prima di servire la pasta”, racconta Dickmann, “si sono presentati gli agenti della polizia di Roma Capitale, i quali hanno rilevato che, non solo l’attività non era autorizzata ad occupare il suolo pubblico, ma hanno ritenuto anche che si trattasse di un’attività commerciale”.
Al comitato, in altre parole, viene contestata un’attività illecita di ristorazione, e quindi il mancato rispetto della normativa sanitaria prevista per i ristoranti. Le due multe sono da 3.300 euro e 3.000 euro (poi aumentate a circa 4mila euro e circa 3.600 euro). A queste si aggiunge una multa del municipio, basata sulla presunzione che questa attività fosse in corso da almeno 30 giorni. L’ammenda giornaliera viene quindi moltiplicata per 30 (altri 1.380 euro). “Un paradosso”, sottolinea Dickmann, “perché la raccolta fondi è nata per il terremoto, che era successo meno di 30 giorni prima. Come faccio a fare una raccolta fondi per un evento che non si è ancora verificato?”.
A nulla sono servite le richieste del comitato alle autorità, né la lettera pubblica inviata dal sindaco di Arquata del Tronto alla sindaca di Roma Virginia Raggi: le multe, il cui pagamento è stato notificato in questi giorni, ammontano complessivamente a 7.656,60 euro. “Il problema vero è che ci viene contestata un’attività commerciale”, dice Dickmann, invece si trattava di attività a scopo benefico, come testimonia anche il bonifico al comune di Arquata. Se questo fosse stato riconosciuto la multa sarebbe stata molto inferiore”.
In questi anni molti cittadini si sono attivati in favore del comitato, donando dei fondi per pagare le multe. In totale, sono stati raccolti 4.700 euro. “Nel caso in cui le multe fossero state derubricate, avremmo donato anche questi fondi al comune di Arquata del Tronto, integrando la nostra precedente offerta”. Ma ora, dopo il rigetto del ricorso gerarchico (ovvero contro la pubblica amministrazione) l’unica alternativa al pagamento è un’azione giudiziaria, che comporterebbe spese aggiuntive. “Ascolteremo gli scenari che ci mostrerà l’avvocato e decideremo sul da farsi”, dice Dickmann, “ma penso che difficilmente andremo avanti”. Resta l’amarezza sulle conseguenze di un gesto buono costato molto – forse troppo – caro.
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