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    Rivoluzione Elkann, la vendita dell’Espresso è solo l’inizio: “Toccherà anche ad Huffington”

    Credit: AFP
    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 5 Mar. 2022 alle 12:33 Aggiornato il 14 Nov. 2024 alle 13:37

    La “rivoluzione” Elkann è partita dall’Espresso ma non è finita qui. Presto potrebbe toccare alla Stampa e alla Huffington Post. Ma andiamo con ordine. Il proprietario del gruppo Gedi John Elkann ha deciso di vendere la storica testata del settimanale d’area progressista L’Espresso all’imprenditore Danilo Iervolino, patron della Salernitana.

    In tutta risposta Marco Damiliano si è dimesso dalla direzione in protesta sia con la scelta (definita “scellerata”) sia con le modalità con cui Elkann sta portando a termine l’affare (“L’ho saputo mercoledì dal tweet di un collega”, accusa Damilano polemicamente, sottolineando come sia stato rotto il patto di lealtà tra editore e direttore). Al suo posto arriverà Lirio Abbate. Già firma di punta del settimanale, “autore di numerose inchieste sulle mafie e le collusioni dei politici con i boss”. Rimane da capire però se la nomina di Abbate sia stata scelta in via del tutto transitoria o se è destinato a durare. In ogni caso, la redazione è letteralmente in rivolta contro Elkann.

    In una nota, il Comitato di redazione dell’Espresso assicura di condividere “pienamente le motivazioni delle dimissioni del direttore Marco Damilano, a cui esprime la sua totale solidarietà e che ringrazia per questi quattro anni insieme”. “Esponendosi in prima persona – si legge -, Marco Damilano ha dato risalto a una ‘decisione scellerata’ che impoverisce il gruppo Gedi e l’intero panorama dell’informazione italiana. Recidere L’Espresso, la radice da cui è nato questo gruppo editoriale, mette a rischio la tenuta di tutta l’azienda”, si legge ancora nella nota del cdr.

    “Siamo consapevoli dello stato di difficoltà in cui versa il giornalismo, ma Gedi è nel cuore di questa crisi, come dimostrano i numerosi avvicendamenti al suo vertice e alla guida delle sue principali testate. Un’assenza di strategia che ora si vuole far pagare all’Espresso. Noi giornalisti continueremo a difendere l’identità, l’anima e il ruolo civile, politico e culturale della nostra testata. Per questo la redazione è da oggi in stato di agitazione, e proclamerà le giornate di sciopero necessarie per impedire l’uscita del numero dell’Espresso attualmente in lavorazione”, conclude il cdr del settimanale.

    Una situazione decisamente imbarazzante anche per Lirio Abbate, chiamato ad una missione estremamente difficile. Ma c’è dell’altro, perché l’agitazione dei giornalisti del gruppo Gedi pervade anche altre testate e soprattutto le modalità con cui le decisioni vengono prese, negando fino all’ultimo le vere intenzioni anche ai diretti interessati probabilmente per evitare fughe di notizie che potrebbero far saltare i piani.

    È possibile, secondo fonti molto bene informate, che sia iniziato un repulisti che presto riguarderà anche altre testate e nomi eccellenti, come quello, ad esempio, di Massimo Giannini. Potrebbe essere lui il prossimo ad essere sostituito. Non a tutti piace il suo “sbilanciamento” verso sinistra. Al suo posto, alla guida della Stampa potrebbe arrivare Mattia Feltri attualmente alla guida della Huffington (Il timore poi è che anche la testata on-line presto o tardi possa fare la fine dell’Espresso e uscire dal perimetro Gedi). Ovviamente anche la Stampa verrebbe ridimensionata diventando un giornale più focalizzato sul territorio, un po’ come il Messaggero a Roma. Insomma, soltanto Repubblica è destinata a rimanere testata nazionale a pieno titolo.

     

     

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