Tensione oggi sull’autostrada A1 all’altezza dell’uscita per Figline e Incisa Valdarno (Firenze) dove i ristoratori sono tornati a protestare per chiedere al governo di poter riaprire i locali: un manifestante è rimasto ferito dopo essere stato investito da un’auto che avrebbe tentato di forzare il blocco. L’uomo, originario di Sassuolo, è stato trasferito in ambulanza presso il più vicino Pronto Soccorso ma non ha riportato lesioni gravi.
La manifestazione, promossa da Tni Italia (Tutela nazionale imprese) e dal movimento IoApro, ha provocato una lunga coda di automobilisti in entrambe le direzioni, con tanto di tavola apparecchiata sulla carreggiata. “Ci sono imprenditori, gente stanca di subire, che vorrebbero riaprire e tornare a lavorare, rispettando i protocolli di autogrill e mense”, ha spiegato il presidente di Tni, Pasquale Naccari. “Vorrebbero lavorare, e non all’esterno col freddo”.
Come riporta Ansa, alla protesta partecipa anche Ermes Ferrari, il ristoratore modenese che durante il sit-in avvenuto il 6 aprile a Roma a piazza Montecitorio era vestito da sciamano come Jake Angeli a Capitol Hill. “Mentre la gente piangeva davanti al Parlamento e chiedeva un aiuto, tutti si sono concentrati solo su un cappello e due corna”, ha ricordato Ferrari. “Non ne possiamo veramente più: dovete farci riaprire, perché questo è un disegno criminale per far saltare la spina dorsale delle partite Iva italiane. Non è vero che siamo evasori, perché noi siamo la dorsale dell’Italia”.
I presenti chiedono al governo di poter riprendere le proprie attività nel rispetto dei protocolli già previsti per autogrill e mense, di abrogare il coprifuoco, di riaprire a partire dal 25 aprile sia all’interno che all’esterno tanto a pranzo quanto a cena, di eliminare il distanziamento di due metri tra i tavoli, di cancellare l’obbligo dei pagamenti elettronici e di permettere non solo ai congiunti ma anche ai frequentatori abituali di sedere insieme a tavola.
I movimenti che hanno promosso la protesta chiedono di poter riaprire anche la sera e al chiuso, ricordando come quasi il 25 per cento dei locali non abbiano spazi all’esterno, rispettando però le regole del distanziamento di un metro e dell’obbligo di indossare le mascherine, sostenendo che “non è al ristorante che ci si infetta“.
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