Ricatto hard suicidio Nuoro
Una foto hard trasformatasi in un ricatto sarebbe alla base del suicidio dell’artigiano di 50 anni che si è tolto la vita nel reparto di Psichiatria del San Francesco di Nuoro.
L’uomo era ricoverato in ospedale dopo un primo tentativo di suicidio in casa.
L’immagine hard circolava sui social e aveva spinto l’uomo a raccontare la sua storia di vergogna e disperazione su Facebook, secondo quanto riporta La Nuova Sardegna.
“Morire perché diventa intollerabile sopportare la pressione del ricatto via social, di chi per fare cassa approfitta del momento di debolezza che tutti possono avere”, scrive Simonetta Selloni sul quotidiano sardo.
“La trappola delle foto hard, che diventa tentativo di estorsione sul web: questa terribile ragnatela sembra aver avviluppato la vita di un artigiano nuorese di 50 anni, che ieri mattina è morto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Francesco”.
Gli inquirenti hanno confermato il suicidio in ospedale ma sulle cause mantengono uno stretto riserbo. Sarà un’inchiesta della Procura di Nuoro a fare luce sulla vicenda.
I ricatti a sfondo sessuale sul web sono finiti al centro del dibattito pubblico dopo il suicidio di Tiziana Cantone, che si è tolta la vita il 13 settembre 2016 a Mugnano, in provincia di Napoli.
La donna, 31 anni, si è tolta la vita per alcuni video privati a sfondo sessuale diffusi sul web. Aveva provato a denunciare alla giustizia quanto accaduto, senza riuscire a risolvere la questione.
Maria Teresa Giglio, la madre di Tiziana Cantone, ha chiesto di riaprire il caso per istigazione al suicidio.
Da aprile 2019 il revenge porn, cioè il reato contestato a chi diffonde immagini intime senza il consenso di chi è ripresi, è punito con c0danne fino a 6 anni di carcere.
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