Il caro prezzi inizia a coinvolgere i settori più diversificati. Dopo energia e benzina, arrivano i rialzi per un bene primario: la farina. Oggi un chilo di farina costa il 38% in più rispetto a marzo, quando già c’erano tensioni sui prezzi, e supera 1 euro. Sulla pasta integrale pesano rincari del 33%. Il pane segnala un rincaro dell’11% sul prezzo al chilo, che sfiora i 4 euro. Anche i prezzi della pasta vanno su, anche se un po’ meno: rincari del 5% su un chilo di penne o di spaghetti, che costano in media 1,72 euro.
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha confrontato i prezzi di alcuni prodotti alimentari tra marzo di quest’anno, periodo in cui già si registravano alcune tensioni sui costi delle materie prime, e ottobre 2021. Oggi dunque, col peso degli aumenti dei costi delle materie prime agricole: +22% per il frumento e +79% per l’avena.
Rialzi a due cifre per la farina. Da novembre ma anche da Natale un chilo di pane può arrivare a costare il 30% in più se di grano duro, e il 20% in più se di grano tenero: per fare un esempio, il casereccio di grano duro passerebbe dagli attuali 3,50 euro a 4,50 euro al chilogrammo, il pane di grano tenero da 2,50 a 3,20 euro, anche 3,50.Tutto ciò a causa del vertiginoso aumento delle materia prime, come la farina, oltre che del costo dell’energia. Le semole di frumento duro in un anno sono aumentate del 66%, le farine di frumento tenero del 20%.
A lanciare l’allarme è stato a Chieti Vinceslao Ruccolo, vice presidente nazionale e presidente di Assopanificatori-Confesercenti di Abruzzo e Molise.
Da inizio giugno a fine luglio ci sono stati aumenti spropositati per quanto riguarda le materie prime – ha detto Ruccolo. C’è l’incidenza di plastica e carta ma ciò che ha più inciso è la farina di grano duro che ha avuto un aumento a due cifre: fino al 30 settembre eravamo ad un aumento del 71% , ovvero 40 euro al quintale, arriveremo pure a 60 euro in più al quintale per Natale, la farina che pagavamo 52 euro al quintale a Natale la pagheremo 100.
Per comprendere l’aumento dei prezzi bisogna risalire ad alcune banali regole di mercato, che in questo frangente storico sprigionano tutta la loro verità: in primis vi è il bilanciamento tra domanda e offerta. Durante la pandemia – in particolare durante il lockdown – beni come farina e pasta erano particolarmente richiesti. Le industrie molitorie e i trasformatori sono andati a caccia di tutto ciò che c’era a disposizione sul mercato e, all’arrivo del nuovo raccolto, chi ha potuto, ha fatto scorte nei propri silos. In più, bisogna considerare che il grano è una commodity, un prodotto primario o materia prima che costituisce un fondamentale oggetto di scambio internazionale, al pari di petrolio, carbone e caffè. Questa corsa alla scorta è avvenuta quando il prezzo era ancora fermo a 277 euro a tonnellata per il grano nazionale e a 293 euro per quello estero. Oggi, che il grano scarseggia, quelle scorte valgono molto di più: esattamente +86% rispetto alla quotazione media del 2020 per il nazionale, e +108% per il grano di importazione extra europeo.
A questi fattori vanno aggiunti l’aumento della popolazione e l’aumento dei consumi. Infine, ma non per importanza, bisogna considerare gli effetti dei cambiamenti climatici: L’ultimo mese di luglio è stato il più caldo di sempre nell’emisfero Nord. Le rese per ettaro di Canada e Stati Uniti sono scese del 50%, con effetto dirompente sui prezzi. In Russia si stimava un raccolto abbondante fino a luglio, pari a 85 Mt, ma a raccolto effettuato di grano tenero c’erano solo 72 Mt: qui, a pesare, non sono stati solo caldo e siccità, ma anche l’imposizione di dazi per l’esportazione, necessari per calmierare i prezzi interni, ma che, di fatto, hanno portato a una gara al rialzo.
E così eccoci ai nodi nel pettine: il pane costa oggi, in media, 3,86 euro al chilo. Per il pane in cassetta servono 1,59 euro e l’aumento è del 33%. Rincara la pasta. E pure la pizza: più 7% la margherita a 7,50 euro. Per un chilo di pasta integrale servono in media 2,90 euro. La tendenza ai rincari delle farine è preoccupante anche in vista delle prossime feste di Natale, che si stagliano all’orizzonte col timore di un rincaro sui prodotti di panificazione, dal pane al panettone. Assopanificatori ha chiesto l’apertura di un’indagine parlamentare conoscitiva sull’andamento dei prezzi delle farine e delle materie prime, comprese quelle energetiche amministrate.
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